Libia. Il Gna sembra prendere sul serio la situazione nel Sud

di Vanessa Tomassini

“Il premier e il comandante supremo dell’esercito hanno rimarcato l’intenzione di riportare sicurezza nel sud e di prevenire interferenze esterne ha dato ordine di creare una forza militare per garantire la sicurezza e proteggere la regione meridionale da tutti i pericoli e di sostenere la forza del governo nel sud e di adoperarsi per rispondere a tutte le sue necessità”. È quanto dichiarato in un comunicato del Consiglio presidenziale del Governo di Accordo Nazionale, dopo l’incontro del suo rappresentante Fayez al-Serraj con i vertici militari. Anche il suo vice, Ahmed Maeteeq, ha sottolineato la necessità di unificare l’establishment militare per salvaguardare i confini e la sovranità nazionale. In realtà le milizie legate al Governo di Tripoli erano già presenti nel Sud ed erano state proprio loro al centro di alcuni scontri con alcune brigate del cirenaico Khalifa Haftar, a capo dell’autoproclamato Libyan National Army.
La situazione nel Sud, come abbiamo ampiamente illustrato in precedenza, è una delle più complicate, in quanto ha risentito maggiormente del vuoto lasciato dalle istituzioni in seguito alla guerra civile scoppiata nel 2011. Dagli inizi di febbraio Sebha, il maggiore centro del Fezzan, è stato teatro di scontri tra due clan rivali, Tebu e Suleiman che hanno sconvolto l’esistenza dei residenti già costretti a vivere nella più completa illegalità. Secondo il portavoce dell’ospedale dall’inizio di febbraio ci sarebbero stati 6 morti e 12 feriti tra le due fazioni. Nei giorni scorsi in molti hanno accusato il generale Haftar di reclutare miliziani stranieri, soprattutto da Ciad e Mali e la loro presenza è stata anche denunciata dal primo cittadino della città, Hamid Al-Khayali. Le scelte del capo del Governo riconosciuto dalla comunità internazionale arriverebbero proprio in risposta all’escalation di violenza, ma non è la sola attenzione che al-Serraj e il suo entourage ha riservato verso il Sud.
Dopo un provvedimento del mese scorso che premia economicamente il personale medico operante nel Fezzan, come ci conferma il portavoce, Osama al-Wafi, lo scorso 3 marzo il Governo di Accordo Nazionale ha inviato un gruppo di 13 medici al Sebha Medical Center in supporto allo staff dell’unico centro medico dell’area a disposizione di cittadini e migranti. Sebha è anche una delle principali tappe dei due itinerari percorsi dai migranti che convergono nel sofferente Paese nordafricano, l’itinerario dell’Africa Occidentale e quello proveniente dal Corno d’Africa. La situazione nell’area è divenuta fuori controllo, quando i posti di sicurezza alle frontiere sono rimasti abbandonati dopo la deposizione di Muammar Gheddafi divenendo porto sicuro anche per i militanti di Daesh, fuggiti da Siria e Iraq e per tutte le bande criminali o dedite a qualsiasi genere di traffico illegale. Il centro medico, ha confermato Osama, ha anche ricevuto due ambulanze e una clinica mobile fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per la gestione delle emergenze.