Libia. Il Parlamento di Tobruk ha sospeso il primo ministro del governo di Sirte Bashagha. Si muove Haftar

di Alberto Galvi –

La Camera dei Rappresentanti di Tobruk ha votato lo scorso 16 maggio per sospendere e indagare il primo ministro Fathi Bashagha del governo parallelo con sede a Sirte, accusandolo di non aver raggiunto gli obiettivi previsti. L’altro governo libico ha sede a Tripoli, ed è guidato dal primo ministro Abdul Hamid al-Dbeibah. La Libia è divisa tra due governi rivali, ciascuno sostenuto da patroni internazionali e numerose milizie armate sul campo, ed il paese è ancora oggi dilaniato, seppure con minore intensità, dal conflitto civile iniziato nel 2011.
L’ex ministro degli Interni Bashagha, che è stato eletto primo ministro nel febbraio 2022, ha cercato di insediare il suo governo nella capitale lo scorso maggio, arrivando a Tripoli con alcuni dei suoi ministri, ma è stato messo alle porte, cosa che ha portato a scontri tra le milizie.
Bashagha ha poi rilasciato lo scorso 16 maggio una dichiarazione al Parlamento di Tobruk annunciando che avrebbe trasferito le sue funzioni al vice primo ministro Ali Qatrani. Non sono stati forniti ulteriori dettagli in merito. La situazione di stallo tra al-Dbeibah e Bashagha va avanti da mesi, con la potente fazione orientale della Libia schierata con quest’ultimo e guidata dal comandante militare Khalifa Haftar.
Haftar, che negli ultimi mesi si è tolto la divisa per indossare l’abito del politico, da più parti considerato a torto o a ragione di essere stato al soldo di Washington poiché, fatto prigioniero nel 1987 dall’esercito ciadiano in occasione della “Guerra delle Toyota”, venne poi prelevato dalla Cia e portato negli Usa, dove rimase fino al 2011 per ricomparire in Libia a comandare la piazza di Bengasi nell’insurrezione che ha portato alla deposizione di Muammar Gheddafi. Ha passaporto statunitense, e negli Usa abitava a Langley, a un chilometro dalla sede della Cia.
Haftar ha incontrato di recente la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani, e l’indebolimento della figura di Bashagha farebbe immaginare una mossa diplomatica finalizzata a raggiungere la sospirata unità nazionale della Libia, necessaria per l’Italia sia per gli investimenti che per il controllo dei flussi migratori.
Anni di negoziati, mediazioni e cessate-il-fuoco non sono infatti riusciti a portare la pace dopo la rimozione dell’ex leader Muammar Gheddafi nel 2011. All’inizio di quest’anno entrambi i parlamenti hanno concordato un comitato congiunto per redigere la legge elettorale per il voto che si svolgerà entro la fine del 2023.