Libia. L’Ap, ’Il governo italiano tratta con i trafficanti’, ma la Farnesina smentisce

di Vanessa Tomassini –

“Il governo italiano non tratta con i trafficanti”. È stata la risposta secca della Farnesina riguardo all’inchiesta dell’Associated Press (AP), la quale ha riportato come l’Italia prenderebbe accordi attraverso il governo di Tripoli di Fayez al-Serraj con le milizie fino a poco tempo fa responsabili dei traffici di umani. “Non c’è nessun accordo tra i trafficanti e il governo italiano”, ribadiscono fonti della Farnesina all’Ansa.
Ma l’AP non si tira indietro e certi delle loro affermazioni i giornalisti hanno fatto notare come nel mese di agosto sia notevolmente diminuito il numero degli sbarchi sulle coste italiane: dai 21.294 migranti approdati ad agosto dell’anno scorso ai 2.936 nello stesso mese di quest’anno.
Secondo l’inchiesta pubblicata dall’agenzia di stampa internazionale tali risultati non sono frutto della collaborazione tra la missione navale italiana e la guardia costiera libica, o meglio non solo. La drastica diminuzione degli sbarchi è da attribuire “in gran parte anche agli accordi fatti dall’Italia con le due più potenti milizie della città di Sabrata, nell’ovest della Libia, il più importante punto di partenza per i migranti soprattutto africani”.
L’Italia, secondo alcuni funzionari della sicurezza e attivisti di Sabrata, avrebbe preso accordi con le milizie, “una nota come ‘al-Ammu’ e l’altra come ‘Brigata 48’, guidate da due fratelli della grande famiglia al-Dabashi”. Sempre secondo le stesse fonti dell’AP, i miliziani sono noti per essere trafficanti di migranti. I due fratelli sarebbero conosciuti come “i re del traffico di migranti”.
Bashir Ibrahim, portavoce di al-Ammu, ha confermato che “un mese fa le due forze hanno raggiunto un accordo verbale con il governo italiano e quello di al-Sarraj per combattere il traffico”.
Secondo Ibrahim, la milizia al-Ammu, “che conta circa 400-500 combattenti”, fa capo al ministero della Difesa del governo di Tripoli riconosciuto dalla comunità internazionale, mentre la Brigata 48 è controllata dallo stesso ministero dell’Interno libico. Non ci sono conferme dal Governo di Tripoli su queste informazioni, tuttavia secondo l’agenzia di stampa americana, “l’integrazione ufficiale delle due milizie nelle forze di sicurezza di al-Sarraj permetterebbe all’Italia di lavorare direttamente con queste forze perché non sarebbero più considerate milizie o trafficanti ma parte del governo riconosciuto”.
Sempre secondo il portavoce, dopo l’accordo “le milizie hanno impedito alle barche di migranti di lasciare le coste libiche vicino a Sabrata e ordinato ai trafficanti di bloccare il loro lavoro. In cambio, le milizie hanno ricevuto equipaggiamenti, navi e stipendi”. Secondo le fonti l’Italia avrebbe sborsato in sostegno delle milizie 5 milioni di dollari e se “il sostegno alla brigata si interrompe – avverte Ibrahim – questa non avrà più la capacità di fare questo lavoro e il traffico ricomincerà”.
Le dichiarazioni di Ibrahim sono state confermate da alcuni funzionari della sicurezza e gli attivisti di Sabrata che intervistati dall’AP, hanno detto che “l’Italia ha stretto l’accordo direttamente con le milizie e che funzionari italiani hanno incontrato i leader delle milizie”. Il direttore generale del dipartimento del ministero dell’Interno libico per la lotta alla migrazione illegale, Abdel-Salam Helal Mohammed ha dichiarato che “Diverse settimane fa gli italiani hanno incontrato alcuni membri della milizia al-Ammu a Sabrata e hanno raggiunto un accordo per fermare i trafficanti”. Ecco perché da dieci giorni non vi sono tracce dei migranti. Nelle scorse ore, il capogruppo di Sinistra italiana-Possibile, Giulio Marcon, e il deputato Pippo Civati hanno chiesto al ministro dell’Interno, Marco Minniti e al premier Paolo Gentiloni di riferire in Parlamento su queste accuse, affermando che “il grande successo del ministro dell’interno, soprattutto a destra, nasconde qualche segreto di troppo. Un segreto terribile”.