Libia. L’Icg paventa la crisi bancaria

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L’International Crisis Group (Icg) ha reso noto in un suo rapporto che accanto agli scontri, con il generale “di Tobruk” Khalifa Haftar intento a conquistare Tripoli, la crisi bancaria in atto a causa del mancato raggiungimento di accordi fra le parti potrebbe ulteriormente aggravare la situazione del paese. Il rapporto dell’Icg, intitolato “Carri armati e banche: bloccare una pericolosa escalation in Libia”, riporta di una guerra nella guerra, cioè quella in corso fra la Banca centrale di Tripoli e la sua sede a Bengasi, resasi indipendente in quanto “frutto della divisione politica emersa nel 2014”; il generale Haftar avrebbe avviato il 4 aprile la sua offensiva proprio per prendere il controllo dell’istituto centrale e quindi delle risorse dello stato. Con tali risorse Haftar potrebbe infatti pagare la spesa pubblica, mentre le restrizioni imposte da Tripoli verso le banche commerciali nella parte orientale del paese stanno gradualmente portando i territori di Haftar verso la crisi economica, una situazione, secondo il rapporto, che potrebbe spingere il generale a bloccare le esportazioni di petrolio dai territori da lui controllati e quindi penalizzare l’intera Libia.
Per gli esperti “occorre che la Banca centrale di Tripoli e la sua sede orientale di Bengasi arrivino a un accordo su come contabilizzare le transazioni bancarie commerciali”, come pure che “i partner internazionali si adoperino per questo obiettivo”.
Haftar al momento conta sul sostegno economico dei paesi del Golfo, e l’Icg indica che per fermare l’offensiva sul governo riconosciuto dalla comunità internazionale i finanziatori di Haftar, in particolare i sauditi e gli emiratini, interrompano il flusso di denaro verso Bengasi. Il rapporto così auspica che “L’amministrazione Trump, con la consulenza tecnica del Tesoro americano, usi il proprio peso politico e la leva finanziaria per spingere le due parti verso una soluzione della crisi bancaria”. Difatti l’unificazione bancaria porterebbe alla stabilizzazione del paese ed alla soluzione politica della crisi, che tutti chiedono.