Libia. L’Italia rimpatria il generale ricercato dalla Cpi per crimini di guerra

di Enrico Oliari

Colpo di scena sul caso del generale libico Njeem Osama al-Masry, arrestato nei giorni scorsi a Torino su mandato della Corte penale internazionale. Stando alle accuse al-Marsry risulterebbe essere una figura chiave del sistema repressivo libico, ritenuto dagli inquirenti dell’Interpol responsabile di soprusi presso la prigione di Mitiga, a Tripoli, dove sarebbero state perpetrate torture fisiche e psicologiche ai prigionieri e agli oppositori politici, ma si parla anche di diversi detenuti spariti nel nulla. Le testimonianze dei sopravvissuti hanno permesso di documentare, secondo gli inquirenti, gli abusi commessi sotto il comando di al-Marsry, ricercato per crimini di guerra.
Nonostante il quadro e il mandato d’arresto della Cpi, il generale al-Marsy è stato in un batter d’occhio rimpatriato addirittura con un volo dei servizi segreti su ordine del primo ministro Giorgia Meloni, come ha denunciato il senatore Bruno Marton, capogruppo del Movimento 5Stelle nella Commissione Esteri e Difesa di Palazzo Madama.
Alla base del rilascio vi sarebbe ufficialmente il mancato avvisto da parte della Digos di Torino al ministero della Giustizia, ma anche il rimpatrio con un aereo di Stato, denunciato da Marton, fa pensare a un più probabile interesse sovranazionale da leggersi nei rapporti fra i due paesi, con l’Italia impegnata a recuperare l’influenza persa in Libia a vantaggio di altri attori internazionali tra cui Emirati Arabi Uniti, Russia e Turchia. Proprio in Libia, nella parte controllata dal generale Khalifa Haftar, sarebbero giunti nei giorni scorsi gli aerei da guerra russi spostati dalla base siriana di Hmeimim.
Il generale è stato accolto con festeggiamenti al suo arrivo all’aeroporto di Tripoli.