di Giuseppe Gagliano –
Il presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni ha incontrato ieri a Bengasi il generale libico Khalifa Haftar, un’iniziativa che ha sollevato significative questioni geopolitiche, con Haftar che sembra giocare un ruolo strategico e manipolatorio nelle dinamiche regionali. Nonostante le tensioni con i mercenari russi e l’ingerenza delle potenze straniere, Haftar utilizza l’Italia come hub per consolidare la sua influenza e ottenere armamenti, come dimostra il sequestro di un container pieno di armi di fabbricazione cinese destinato alla Libia. Questo episodio sottolinea le violazioni delle disposizioni delle Nazioni Unite e la capacità di Haftar di aggirare i controlli internazionali, sfruttando i rapporti bilaterali e la mancanza di coordinamento tra gli attori internazionali.
La situazione in Libia rappresenta una sfida complessa per l’Italia, che cerca di mantenere la sua influenza nel Mediterraneo attraverso un delicato equilibrio diplomatico. La presenza di Haftar a Tobruk offre una base strategica ideale per monitorare e influenzare le rotte migratorie e contrastare la minaccia jihadista proveniente da paesi instabili come il Sudan, il Mali e il Niger. Tuttavia la crescente dipendenza di Haftar dai russi e dai mercenari, oltre alla sua capacità di sfruttare le rivalità tra le potenze occidentali, mette in discussione la capacità dell’Italia di gestire efficacemente la situazione.
In questo contesto la postura di Haftar riflette una strategia di sfruttamento delle debolezze degli attori internazionali, manipolando le dinamiche di potere a suo vantaggio. La Cina, attraverso la fornitura di armamenti, e la Russia, con il sostegno militare diretto, rafforzano la posizione di Haftar, complicando ulteriormente la situazione per l’Italia e gli Stati Uniti. La capacità di Haftar di destreggiarsi tra queste alleanze, mantenendo un’apparenza di collaborazione con l’Italia evidenzia la complessità delle dinamiche geopolitiche nel Mediterraneo e la necessità di una strategia più coesa e coordinata tra gli alleati occidentali.
L’Italia si trova in una posizione delicata, dovendo bilanciare le proprie necessità di sicurezza e stabilità regionale con le ambizioni e le manipolazioni di un attore imprevedibile come Haftar. La gestione della crisi libica richiederà un approccio più incisivo e collaborativo, capace di affrontare non solo le minacce immediate ma anche le sfide strutturali che alimentano l’instabilità nella regione.