Libia. Sabratha, un modello di successo. Così le forze anti-Isis potrebbero portare la legalità anche in altre città

di Vanessa Tomassini

Nella sua recente visita a Sabratha il presidente del governo di Accordo nazionale, Fayez al-Serraj, si è congratulato con la sala operativa anti-Isis (Aior) per aver riportato sotto controllo la città costiera caduta da tempo in mano alle milizie. Aior è nata con lo scopo di combattere il sedicente Stato Islamico in Libia, ma nel caso di Sabratha sono stati gli stessi cittadini a richiedere e a supportare gli uomini del general brigadiere Omar Abdul Jalil per la cacciata delle milizie dalla città.
La sala operativa anti-Isis si è trovata a combattere quindi non solo gli islamisti, ma anche i responsabili locali di contrabbandi, traffici di esseri umani, di combustibili e petrolio. Inoltre, sconfiggendo le milizie, sono stati in grado di controllare i siti con la più alta concentrazione di immigrati clandestini, fermando di conseguenza il flusso di migrazione dalla città e facendo in modo che coloro che sono stati sfollati negli ultimi sei anni abbiano potuto finalmente fare ritorno a casa; sono inoltre riusciti nella riabilitazione dell’esercito e delle istituzioni di polizia.
In molti si stanno chiedendo se la sala operativa sarà in grado di fare lo stesso in altre città ad oggi ancora in mano alle milizie. La città di al-Zawiya, ad esempio, è controllata dalle brigate del terrorista Abu Ubaida al-Zawi e dai contrabbandieri con cui fa affari e sembrerebbe, secondo alcuni giornalisti libici, che alcune delle bande di al-Alammo e alcuni estremisti fuggiti da Sabrata abbiano trovato rifugio proprio ad al-Zawiya. Secondo fonti di sicurezza egiziane, l’uomo conosciuto come Abu Obeida al-Zawi sarebbe affiliato ad un gruppo terroristico collegato ad al-Qaeda, aggiungendo che “è considerato uno dei leader di al-Qaeda Libia, ed è sospettato di avere legami con la Fratellanza Musulmana in Egitto”.
Le nostre fonti, che per motivi di sicurezza preferiscono rimanere anonime, hanno detto che al-Zawi è considerato anche uno dei leader del Gruppo combattivo islamico, fondato all’inizio degli anni novanta in Afghanistan, per poi entrare sul suolo libico operando contro il regime Gheddafi. In molti ritengono che al-Zawi sia il braccio destro di Abu Anas al-Libi, il qaedista libico che è stato catturato a Tripoli il 5 ottobre 2013 dal Distaccamento Delta Force statunitense con l’ausilio di agenti dell’Fbi e della Cia, morto poi a New York nel 2015 per un infarto mentre era in attesa di essere processato per gli attentati alle ambasciate statunitensi ai Nairobi, in Kenya, e di Dar es-Salaam in Tanzania, del 1998.
I cittadini di Sabratha sono sicuri che il modus operandi delle forze della sala operativa anti-Isis nella loro città possa essere un esempio concreto, un modello, una strada efficace in grado di trasformare la Libia in un paese stabile e sicuro, ma soprattutto, in un breve lasso di tempo.