Libia. Salamè, ‘almeno 50 violazioni del cessate il fuoco, l’embargo continua a non essere rispettato’

di Vanessa Tomassini

In una intervista a France 24 l’inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamè, ha rivelato che la Missione (UNSMIL) ha registrato almeno 50 violazioni del cessate-il-fuoco, successive alla Conferenza di Berlino. Salamè ha spiegato che la Missione e gli esperti stanno ancora lavorando per accertare le responsabilità, documentare e fermare queste violazioni, la maggior parte delle quali si sono verificate nei pressi dell’aeroporto internazionale di Mitiga.
L’inviato, commentando l’avvertimento dell’LNA di Khalifa Haftar di abbattere qualsiasi “oggetto volante” nei cieli della capitale libica, ha detto che queste dichiarazioni arriverebbero in risposta alla fornitura di sistemi anti-missilistici e di difesa alle parti ingaggiate nella battaglia, un chiaro riferimento alla Turchia e agli altri sostenitori delle milizie affiliate al Governo di Accordo Nazionale (GNA). Come anticipato due giorni fa, sistemi difensivi presumibilmente forniti da Ankara sono stati istallati presso le torri di controllo e nel perimetro dello scalo aeroportuale di Tripoli. A tal proposito l’inviato ha ribadito l’importanza di rispettare l’embargo perchè le violazioni di Stati terzi si trasformano in altre battaglie. La guerra civile è diventata “una guerra regionale, alla luce della forte interferenza dell’aviazione straniera e dell’uso di antiaerei contro l’aviazione straniera”.
Salamè ha confermato inoltre l’arrivo di uomini siriani in Libia, precisando che almeno 1000-2000 persone arrivate dalla Siria starebbero già partecipando alla battaglia. Tuttavia la Missione non conoscerebbe l’identità politica di questi combattenti. Va anche detto che la Turchia ha confermato la presenza di proprie squadre di ufficiali a Tripoli e a Misurata, impegnati in attività di coordinamento e formazione, altrettanti stanno arrivando in queste ore in sostegno delle forze già schierate sul terreno, il che lascia intendere che il conflitto continuerà.
Salamè ha dichiarato che “ciò che abbiamo generato dalla conferenza di Berlino non è una soluzione alla crisi, ma un’opportunità per i libici di concordare le tre tracce che abbiamo impostato”, sottolineando che la pista economica e finanziaria sta andando bene dall’incontro di Tunisi del 6 gennaio. L’inviato ha espresso le sue speranza affinchè il processo di dialogo militare e di sicurezza possa iniziare a metà della prossima settimana a Ginevra, soprattutto dopo che i nomi dei dieci ufficiali, cinque per il GNA e conque per l’LNA, saranno stati concordati tra le due parti in conflitto in Libia. In concomitanza con la pista militare, o subito dopo, si dovrebbe procedere con il dialogo politico.
Intanto violenti scontri sono registrati a sud della capitale, dove i miliziani di Khalifa Haftar stanno tentando di avanzare per prendere la capitale.

Articolo in media partnership con SpecialeLibia.