Libia. Spostati dalla Siria i caccia russi

di Giuseppe Gagliano

Secondo fonti OSINT, la Russia avrebbe iniziato a trasferire parte dei suoi caccia e cacciabombardieri dalla base siriana di Hmeimim alla base libica di Al-Khadim, situata nella Cirenaica. Se questa notizia fosse confermata, ci troveremmo di fronte a un’evoluzione strategica potenzialmente cruciale: l’aviazione militare russa si avvicinerebbe pericolosamente alle coste italiane e, più in generale, all’Europa meridionale.
La base di al-Khadim, situata in una posizione strategica nel cuore della Cirenaica, rappresenta una piattaforma operativa chiave per la proiezione di potenza russa nel Mediterraneo centrale. A differenza di Hmeimim, situata sulla costa siriana e già consolidata come hub militare, al-Khadim permetterebbe a Mosca di estendere il raggio d’azione della sua aviazione, monitorando direttamente i traffici nel Mediterraneo centrale e avvicinandosi ai confini della NATO. Questa mossa rientra nella logica russa di consolidare la propria influenza nei teatri critici del Medio Oriente e del Nord Africa, dove la frammentazione politica e l’instabilità offrono ampie opportunità di intervento.
Il trasferimento degli aerei russi in Libia non sarebbe solo un segnale tattico, ma una scelta strategica di lungo termine. La presenza aerea di Mosca in Cirenaica completerebbe un quadro che vede già la Russia profondamente coinvolta nel sostegno all’Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar. Tale mossa aumenterebbe la pressione su paesi come l’Italia, la cui sicurezza energetica e strategica dipende in gran parte dalla stabilità del Nord Africa e dalla libertà di movimento nel Mediterraneo.
Con al-Khadim come nuova base operativa, i caccia russi potrebbero teoricamente coprire gran parte del bacino del Mediterraneo centrale, monitorare le rotte commerciali e esercitare una presenza militare diretta a pochi chilometri dai confini europei. Inoltre, l’accesso al Mediterraneo potrebbe consentire alla Russia di coordinare operazioni congiunte tra le sue forze navali e aeree, rafforzando la sua capacità di risposta in caso di crisi.
La vicinanza della base libica alle coste italiane rappresenta un rischio concreto per la sicurezza nazionale. Gli assetti militari russi sarebbero in grado di effettuare missioni di ricognizione o persino esercitazioni che potrebbero essere percepite come provocazioni da parte della NATO. Inoltre, il rafforzamento della presenza russa in Libia potrebbe complicare ulteriormente gli equilibri già precari nel paese nordafricano, creando nuove tensioni tra le potenze occidentali e regionali che competono per l’influenza sull’area.
Per l’Italia, la situazione impone una riflessione urgente. Se da un lato è essenziale mantenere aperti i canali diplomatici con la Russia, dall’altro non si può ignorare la crescente militarizzazione russa a ridosso del Mediterraneo centrale. La NATO, che considera il fianco sud uno dei suoi punti più vulnerabili, potrebbe essere costretta a rafforzare la propria presenza nell’area, aumentando pattugliamenti aerei e navali. Ma queste misure rischiano di alimentare una pericolosa spirale di tensioni, trasformando il Mediterraneo in un nuovo campo di confronto tra Est e Ovest.
Lo spostamento dei caccia russi in Libia rappresenta l’ennesima dimostrazione di come Mosca stia sfruttando l’instabilità del Mediterraneo per consolidare la propria posizione come attore globale. Per l’Italia e l’Europa, il messaggio è chiaro: ignorare questo cambiamento significherebbe accettare di essere spettatori in uno scenario dove la propria sicurezza è direttamente in gioco. Ma la risposta dovrà essere equilibrata, evitando di trasformare il Mediterraneo in una nuova trincea della guerra fredda contemporanea.