Libia. Tripoli: oltre 9400 sfollati, 580 richieste di aiuto da famiglie non raggiungibili

di Vanessa Tomassini –

TRIPOLI. Come prevedibile, il numero delle vittime e delle persone in difficoltà per il conflitto armato nella capitale libica aumenta di ora in ora. Secondo l’ultimo bollettino dell’agenzia delle Nazioni Unite, OCHA, sono 9424 le persone sfollate, che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni, 580 le telefonate ricevute dai numeri di emergenza da parte di famiglie non raggiungibili dai mezzi di soccorso per gli scontri continuati tra le forze del Governo di Accordo Nazionale e la coalizione del Libyan National Army di Khalifa Haftar. Sarebbero almeno 17 invece le vittime civili ed aumenta la preoccupazione per i centri di detenzione migranti, in particolare per quelli di Qasr Bin Gashir, Abuselim e Tajoura che ospitano il maggior numero di persone ed ancora oggi al centro di pesanti scontri. Intanto l’Unione Europea continua a condannare l’offensiva militare e fa appello ad un ritorno al dialogo, preoccupazione è stata espressa anche dall’Italia, rappresentata dal premier Giuseppe Conte, nonchè dal ministro degli Esteri agerino.
Giovedì i giornalisti italiani sono stati accompagnati in alcune aree colpite dal conflitto, Ain Zara e Zawiya, dove sono presenti dei centri di detenzione che ospitano alcune centinaia di prigionieri di guerra, che hanno dichiarato di fare parte delle milizie LNA. Si tratta, spesso di giovani tra i 17 e i 30 anni, principalmente provenienti dalla regione occidentale, da Tripoli al confine tunisino, che hanno riferito di essersi uniti in battaglia per motivi economici. Le condizioni dei centri, che abbiamo avuto modo di visitare sono ottimali, dotati di spazi ricreativi e sale operatorie ben equipaggiate, come prevede il diritto internazionale. La visita è stata anche l’opportunità per verificare la situazione in alcuni luoghi spacciati come “conquistati” dal portavoce dell’esercito orientale, Ahmed al-Mismari, ma che in realtà restano in mano alle forze governative del Consiglio presidenziale, guidato da Fayez al-Serraj. Tra questi: Ain Zara, Khalet al Furjan ed il gate 27, la porta che divide Warshefana da Zawiya.