Libia. Tripoli si scaglia contro l’inviato delle Nazioni Unite

di Vanessa Tomassini

“Numerose sono le notizie di estremisti, persone soggette a sanzioni internazionali e persone ricercate dalla Corte penale internazionale che appaiono sul campo di battaglia da tutte le parti. Tutte le parti devono dissociarsi pubblicamente da tali elementi senza indugio e fare riferimento all’ICC per i quali sono stati emessi mandati di arresto. Raccomando al Consiglio di sostenere la formazione di una commissione d’inchiesta per determinare chi ha preso le armi e sostenere l’istituzione di meccanismi per garantire l’esclusione di elementi indesiderati”. E’ quanto ha affermato l’inviato del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia, Ghssan Salamè, durante il brifing di ieri al Consiglio di sicurezza, suscitando l’approvazione dei libici, ma soprattutto le ire del Governo di Accordo Nazionale, rappresentato dal presidente del Consiglio Fayez al-Serraj, e dell’Alto Consiglio di Stato, guidato dall’esponente della Fratellanza Musulmana, Khaled al-Meshri, che hanno accusato Salamè di “disinformare” il Consiglio di Sicurezza. L’Alto Consiglio di Stato ha sottolineato quella che definisce una mancanza di imparzialità, precisando che nei prossimi giorni sarà inviata una lettera al segretario generale e agli Stati membri al fine di “segnalare la disinformazione sull’attuale conflitto in Libia dato da Salamè”. Anche lo stato maggiore dell’esercito libico sotto il comando del Consiglio presidenziale di al-Serraj ha invitato Salamè a fornire un elenco degli estremisti che, secondo lui, stavnno combattendo per l’esercito libico sotto il comando del Governo di Accordo Nazionale. “Abbiamo il sentore che Salamè ripeta intenzionalmente le accuse fatte dalle forze attaccanti all’esercito libico”, ha detto lo Stato maggiore riferendosi con “forze attaccanti” al Libyan National Army (LNA) sotto l’egida del maresciallo Khalifa Haftar.