L’intelligence economica in Italia, in prospetiva

di Massimo Ortolani

Spiace dovere affrontare la tematica delle applicazioni dell’intelligence economica (IE) nel nostro paese, proponendone ancora una volta una visione prospettica. Per quanto sia giocoforza riconosciuta l’indubbia utilità dello strumento IE da ormai diversi anni, in una epoca di relazioni internazionali intrise di competizioni geoeconomiche e conflitti di potenza, si stenta ancora ad analizzare il profilo degli aspetti organizzativi ed istituzionali di un sistema nazionale di intelligence.
Giova allora ricordare che il formidabile supporto alle decisioni dei policy maker, che la IE può fornire attraverso il processo di trasformazione di dati e informazioni in conoscenza, mira a supportare/agevolare il decision making in condizioni di incertezza per il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza economica rappresentativi dell’interesse nazionale. Oltre al fatto che applicazioni di IE sono notoriamente variegate, ancorchè storicamente concentrate su alcuni filoni oggi ritenuti di maggiore rilevanza strategica rispetto ad altri, quali il supporto informativo alla attività di Golden Power, ed il controspionaggio.
Ma si tratterebbe solo di un ventaglio applicativo limitante, rispetto al potenziale esplorabile. Che comprende anche la difesa nelle competizioni sistemiche di natura normativa, attinenti in gran parte gli ambiti finanziari, la strategia geoeconomica dei rifornimenti energetici, la valutazione delle politiche di applicazione delle sanzioni economiche, le norme sulla etichettatura dei prodotti, l’analisi degli impatti connessi a accordi di libero scambio, ovvero a trattati di cooperazione tra Stati. (Nel caso del MOU con la Cina, era stata fatta una valutazione dei costi geopolitici di ordine reputazionale rispetto ai benefici commerciali ritraibili dall’accordo?).
In merito alla cyber intelligence, invece è noto che le azioni di natura difensiva e proattiva, volte a reagire a tentativi di manipolazione informativa e cognitiva, rientrano attualmente nel perimetro di competenza dell’AISE, mentre i compiti della cyber-sicurezza del sistema paese vengono ora affidati alla neo-costituita Agenzia per la cyber-sicurezza nazionale.
Lo sviluppo applicativo di un organo ad hoc deputato alla IE in Italia non giustificherebbe una critica legata alla possibile sovrapposizione di suoi contenuti istituzionali con quelli delle agenzie deputate alla vigilanza in ambito bancario-finanziario. Sovrapposizione che non ha motivo di esistere nella misura in cui l’organo di IE sarà chiamata ad operare con una ottica previsiva/proattiva di cultura strategica di medio-lungo termine, relativamente alla valutazione della combinazione di eventi generatori di minacce (o di opportunità), di variegata origine geopolitica e geoeconomica, e dei rispettivi impatti prospettici di carattere economico-finanziario.
Quindi, a titolo esemplificativo e non certo esaustivo, di quelle implicazioni di medio-lungo termine per il sistema Italia connesse alla localizzazione dei rischi-paese, alla diplomazia economica per la rimodellazione delle catene del valore, alle guerre valutarie in nuce, ai fattori climatici, ai fenomeni di emigrazione, alla intelligenza artificiale, per i suoi impatti positivi ai fini della sicurezza nazionale, ma anche in relazione alle esternalità negative che può generare (1).
Senza dimenticare che la IE si deve interessare anche delle opportunità di potenziamento strutturale del sistema paese, ottenibili con il più oculato utilizzo, a fini di business intelligence, anche dalle info relative ad una domanda potenziale di investimenti esteri in Italia. I cui benefici economici devono pertanto essere contemperati con il giustificato protezionismo del G.P. Ma, oltre a ciò, altre potenzialità applicative possono derivare dall’utilizzo del patrimonio informativo relativo ai procedimenti in corso di brevettazione, così come dal monitoraggio dei principali concorrenti esteri dei campioni nazionali del Made in Italy, tecnologico e non.
Tutto ciò finalizzato ad un mantenimento intertemporale dell’obiettivo della sicurezza economica tanto strategico, quanto dinamico. Poichè la stessa nozione di sicurezza economica va aggiornata in base sia alla mutevolezza dei fenomeni che caratterizzano lo scenario competitivo internazionale, che alle complessità delle strategie geopolitiche associate al perseguimento dall’interesse nazionale.
Da quanto sopra emerge allora un problema di allocazione istituzionale di una futura agenzia italiana per la IE. Va infatti tenuto conto che, se da una parte i fruitori della sua mission istituzionale sono per definizione gli organi dell’Esecutivo nel loro complesso, dall’altra la IE deve sapere necessariamente proiettare i propri servizi anche verso il sistema delle PMI italiane, e non solo di quelle poche e grandi.
Se si osservano i ruoli istituzionali delle agenzie di IE operanti nel paese dei nostri cugini d’oltralpe, emerge un panorama variegato di organismi attivi in tali ambiti. Da anni vi opera il Comité pour la Competitivité et l’Intelligence Economique. Mentre Macron ha puntato sulla riorganizzazione del Servizio di Informazione Strategica e Sicurezza Economica (SISSE), l’organismo del ministero dell’Economia istituito con lo scopo precipuo di supportare, e allo stesso tempo valutare ad ampio raggio, l’efficienza della politica pubblica in tema di protezione e sviluppo degli asset economici strategici della nazione. Ma il Sisse è chiamato a svolgere a tal fine un ruolo pivotale e di raccordo anche con le altre agenzie di intelligence quali DRM, DGSI, DGSE, e Tracfin del Minfinanze. Mentre l’ADIT, l’Agence pour la Diffusion de l’Information Technologique, società a partecipazione statale, impegnata nella ricerca di IE, risulta fortemente interessata a strategie industriali, problemi di sicurezza economico-finanziaria, valutazione dei circuiti decisori, identificazione di reti di influenza, ecc.
Anche negli USA si assiste ad una pluralità di organismi, in una ottica di specializzazione coinvolti in attività di intelligence economica: dal National Intelligence Council, al National Economic Council, alla attività di investigazione economica condotta dalla CIA, all’OFAC, all’Office of Intelligence and Analysis del Dipartimento del Tesoro, e anche all’Office of Intelligence and CounterIntelligence del Dipartimento dell’Energia.
In base a quanto sopra, in carenza della configurazione formale della mission operativa di tale Agenzia per la IE, da noi non può esserne predicibile ex ante la collocazione istituzionale, se alle dipendenze della Presidenza del Consiglio, ovvero all’interno del DIS. Pur tenendo conto, a questo proposito, dei prevedibili collegamenti operativo-funzionali che dovrebbe mantenere con il Dipartimento della stessa Presidenza deputato al G.P., con il CAIE (Comitato per l’Attrazione degli Investimenti Esteri), ed altri ancora. Mentre la formulazione annuale delle sue direttive di indagine dovrebbe comunque recepire le istanze provenienti dall’insieme degli organi deputati alla tutela della sicurezza nazionale: Presidenza, Cisr, Dis, Copasir.

Note:
1 – Per approfondimenti su tali aspetti si veda: Intelligence Economica e Conflitto Geoeconomico – Ed. goWare).