Lo scontro ideologico tra Polonia e Unione Europea

di Simone Chiusa

Il legame tra Unione Europea e Polonia è messo a dura prova dagli attriti tra il governo polacco e Bruxelles. La Polonia è il più importante membro dell’Unione nell’Europa orientale e la sua posizione la rende uno stato cruciale nelle dinamiche geopolitiche. L’adesione all’UE nel 2004 (il 77% dei cittadini si era espresso a favore) ha rappresentato un momento fondamentale nel processo di integrazione europea e nel cammino democratico. Negli ultimi decenni Varsavia ha registrato un tasso di crescita straordinario. Dal 2004 il PIL pro capite è passato dal 49% all’82% della media UE. In termini assoluti, il PIL polacco è cresciuto del 170% e il salario medio è triplicato, arrivando a 1.450 € mensili.

Interessi nazionali contro interessi europei.
A seguito della vittoria nelle elezioni del 2015 del partito conservatore Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość), i legami tra Varsavia e Bruxelles sono andati deteriorandosi. Una delle questioni più controverse riguarda la gestione della crisi migratoria. Il regolamento europeo sulla gestione dei flussi migratori, il Patto sulla Migrazione e sull’Asilo, prevede che gli Stati diversi da quelli di arrivo possano decidere se ricollocare nel proprio territorio i rifugiati, oppure versare al Paese d’ingresso un contributo finanziario. La Polonia ha rifiutato di sottoscrivere il trattato e l’ex premier Mateusz Morawiecki ha pubblicato su X il suo disappunto: “Io sono il primo ministro della Polonia, sono responsabile della sua sicurezza e di quella dei suoi cittadini. La Polonia è e rimarrà sicura sotto il governo del PiS”. La Polonia è intenzionata a difendere la propria sovranità e identità culturale, ottenute dopo un alternarsi di domini dittatoriali e sanguinosi conflitti.

“Polexit” e Nato.
Tuttavia lo spettro di una “Polexit” rimane lontano dall’attuazione pratica. Le voci circa una possibile uscita dall’Unione riflettono il risentimento di Varsavia verso le politiche europee, percepite come un’ingerenza eccessiva negli affari interni. Tuttavia, la volontà dei cittadini di rimanere nell’Unione Europea non è mai stata in dubbio: nel 2020 l’89% dei polacchi intervistati si è dichiarato favorevole alla permanenza. La guerra in Ucraina ha messo in luce l’importante ruolo della Polonia nella sicurezza dell’Europa orientale. Varsavia è una forte sostenitrice delle sanzioni contro la Russia e coopera per rafforzare la presenza NATO nella regione. La risposta della Polonia all’invasione russa sottolinea l’importanza del
Paese come membro chiave dell’UE per il mantenimento della stabilità nell’Europa orientale.

Il nuovo panorama politico.
Lo scorso ottobre le elezioni amministrative hanno segnato un drastico cambio di rotta a Varsavia: nonostante il PiS si sia confermato il primo partito (35%), il blocco dell’opposizione è riuscito a raggiungere la maggioranza dei seggi. Il partito principale della coalizione è la Coalizione Civica (30%), alleata con il centro-destra di Terza Via e con la Sinistra. Dal 2015 al 2023, durante il suo governo, il PiS ha promosso posizioni conservatrici, enfatizzando il valore della famiglia tradizionale nella società. Le sue politiche anti-LGBT hanno avuto grande riscontro nella popolazione, seppur attirando le antipatie di Bruxelles. Oggi il nuovo “campo largo” polacco sembra volersi allineare alla linea politica europea; tuttavia, la popolazione, a maggioranza conservatrice e tradizionalista, resta scettica e manifesta il suo dissenso.
Nello scontro tra sovranità nazionale e integrazione europea, chi avrà la meglio? Riuscirà il nuovo governo polacco a mitigare le tensioni con Bruxelles?