L’Onu ha bisogno di una guida autorevole. Draghi risorsa autorevole

di Ciro Maddaloni *

Quando Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, aveva visitato Kyiv il 29 aprile scorso, i russi avevano accolto la visita con una pioggia di missili lanciati a casaccio sulla capitale ucraina; per affermare la loro determinazione a ignorare e, comunque, a non rispettare alcuna delle raccomandazioni delle Nazioni Unite.
Adesso è successo nuovamente! Per contrastare la crisi del grano e per alleviare la crisi alimentare che si prospetta nei Paesi in via di sviluppo, Russia e Ucraina hanno firmato in Turchia il 22 luglio, sotto l’egida dell’ONU, un accordo per consentire l’esportazione del grano ucraino. E anche in quest’occasione i russi hanno ‘salutato’ gli accordi con il lancio di una serie di missili partiti dalla Crimea che hanno colpito, sempre a casaccio, lo scalo merci di Odessa.
Questa azione russa dovrebbe far riflettere le Nazioni Unite, ma anche la Turchia e tutta la comunità internazionale su cosa sta succedendo effettivamente in Ucraina e nei territori occupati dai russi dopo che hanno invaso e massacrato il Paese.
Chiaramente i russi non hanno alcuna intenzione di rispettare accordi o seguire indicazioni delle Nazioni Unite. Chiaramente non stanno combattendo alcuna guerra per difendere i diritti “negati” alle minoranze russofone che abitano in alcune regioni ucraine. Chiaramente Putin e i suoi portavoce non hanno alcuna intenzione di sedersi a un tavolo per trovare una soluzione a questi problemi; oltre che continuare questo sanguinoso quanto inutile conflitto a bassa intensità. Ma ad alta mortalità e sinistrosità.
Certamente nel lungo periodo i russi non potranno mantenere attivo il conflitto. Non ne hanno le forze perché ancorché armati sono comunque un popolo di meno di 140 milioni di abitanti, soprattutto poveri vecchi; mentre l’Ucraina ha un popolo giovane ed orgoglioso che con il supporto internazionale, che ha fornito e sta fornendo gli armamenti necessari per la difesa, sta tenendo testa alle truppe di invasione russe.
Per queste ragioni ci potrebbe essere in tutta questa confusione anche un’ipotesi più fosca rispetto a quella che sembra emergere dalle notizie che arrivano dagli inviati sul terreno di guerra.
E se fosse che Putin non controlla più, ovvero non controlla completamente, le sue forze armate?
Se i bombardamenti su Odessa, per altro negati dalle fonti ufficiali russe, fossero opera di qualche esaltato che agisce più per ripicca e frustrazione che per mandato politico ricevuto dall’alto?
Le popolazioni russofone delle regioni di guerra sono le più accanite nel conflitto in corso. Sono persone che sanno benissimo che il loro destino è già segnato in ogni caso e qualunque sarà l’esito finale della guerra. Se i russi riusciranno a mantenere i territori occupati, si troveranno isolati dal mondo e dovranno far fronte a una ricostruzione per loro insostenibile, impossibile da attuare. Se otterranno di diventare Russia saranno spacciati.
Se, invece, la Russia dovesse mollare, sarebbero costretti a fuggire con le loro povere cose da quei territori martoriati. Diventerebbero profughi poveri in un Paese poverissimo.
Allora, forse per questo, stanno cercando un’escalation? Forse per questo puntano che affondi tutto? E magari sperano (credono) ancora che la Russia possa conquistare tutta l’Ucraina? Opzione che non esiste neanche nelle più remote previsioni di fantapolitica.
Se questa è l’azione che sta prevalendo in questo momento, allora è necessario fornire a Putin una via d’uscita dal pantano in cui si è cacciato mani e piedi tentando di invadere l’Ucraina.
Questo lo dovrebbero fare le Nazioni Unite. Ma per fare ciò dovrebbero avere una guida illuminata, all’altezza della situazione.
Adesso che Mario Draghi si è liberato dalla follia del governo italico, forse potrebbe essere una risorsa qualificata da coinvolgere per elaborare una seria opzione per la fine di questo assurdo conflitto.

* Esperto internazionale di eGovernment.

Articolo in mediapartnership con il Giornale Diplomatico.