L’Ucraina blocca il transito di energia dalla Russia: Ungheria e Slovacchia prime vittime

I governi di Budapest e Bratislava fermano l'esportazione di elettricità in Ucraina.

di Giuseppe Gagliano

Il governo ucraino ha deciso di bloccare il transito degli idrocarburi russi verso l’Ungheria e la Slovacchia. Si tratta di un’iniziativa che appare comprensibile nel contesto del conflitto in corso con la Russia, ma si potrebbe rivelare una mossa altamente controproducente. L’Ucraina dipende infatti per oltre il 60% delle sue importazioni di elettricità proprio da questi due paesi, che hanno interrotto a loro volta le forniture fino alla risoluzione della controversia.
Per l’Ungheria gli idrocarburi russi sono fondamentali per la sua strategia economica, che punta su prezzi energetici bassi e l’ambizione di diventare un hub manifatturiero competitivo nell’UE. Il governo ungherese quindi utilizzerà ogni mezzo a sua disposizione per risolvere la questione. La capacità ungherese di esportare elettricità in Ucraina, che in alcuni periodi rappresenta il 50% delle importazioni ucraine, è strettamente legata all’accesso agli idrocarburi russi. Paradossalmente l’Ucraina si trovava quindi a importare energia russa da ovest.
Kiev rischia di infliggere a se stessa un danno maggiore colpendo le entrate energetiche di Mosca. Importare elettricità solo da Polonia e Romania avrà costi più alti, e l’Ucraina potrebbe perdere le entrate derivanti dal transito degli idrocarburi che Lukoil continuava a pagare. Inoltre Budapest e Bratislava potrebbero esercitare pressioni sull’Ucraina in sede Ue minacciando ritorsioni sugli aiuti militari e finanziari, sulla questione dei renitenti alla leva e su altre questioni critiche. Questo avviene in un momento in cui l’infrastruttura energetica e la solvibilità finanziaria dell’Ucraina sono già al limite.
Con l’avvicinarsi dell’autunno e dell’inverno, quando inizieranno i primi veri negoziati, Kiev si troverà sotto una pressione estrema. In questo scenario l’iniziativa potrebbe risultare un boomerang, aggravando ulteriormente una situazione già critica e rendendo più complesso ottenere il sostegno necessario da parte dei partner europei.