L’Ue, ‘chiuderemo al gas russo’. Mosca, ‘ci pensiamo noi’

di Enrico Oliari –

Ormai è guerra del gas, con la Russia che si vuole portare avanti e chiudere i rubinetti prima che lo facciano gli europei, senza dare il tempo i vari governi di riempire i depositi in vista del prossimo inverno. D’altronde sono stati i russofobici ed ultraatlantisi alla guida dell’Ue a rinunciare scientemente al ruolo naturale di mediatore nella crisi ucraina, preferendo la politica del muro contro muro e comminando sanzioni che si stanno ritorcendo come boomerang sul Vecchio Continente, e a cascata sui paesi più poveri.
I tagli del gas russo sono cominciati da settimane, ma Gazprom ha ridotto oggi di un terzo rispetto alla media degli ultimi giorni le forniture di gas dirette in Italia, passando da 23 milioni si metri cubi a 21. Oltre all’Italia colpiti altri 12 paesi, ma se la penisola può contare su infrastrutture che vanno dai porti per le navi gasifere ai gasdotti, dal Bte/Tanap/Tap all’Enrico Mattei/Transtunisino, dal Greenstream (Libia) al Tenp (Olanda e Norvegia), altri paesi europei più a nord rischiano di trovarsi in difficoltà, e di certo in un contesto europeo non si può scaldare l’Italia e lasciare al freddo l’Ungheria.
In Germania la preoccupazione è diffusa, ed il giornale economico Handelsblatt ha scritto che “dobbiamo prepararci ad un inverno buio, freddo e caro”; il vicecancelliere Robert Habeck ha affermato che “tutto può succedere come nulla, ma sinceramente dobbiamo sempre prepararci al peggio e lavorare un po’ per il meglio”.
Il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Roberto Garofoli, ha spiegato che in Italia stiamo pagando “20 anni di scelte sbagliate dovute a ideologismi, in quanto siamo arrivati a dipendere dalla Russia per il 40% del gas”. A RaiNews ha detto che “dall’inizio della guerra abbiamo sostituito questi 30 miliardi dimetri cubi di gas con 25 miliardi da sei fornitori diversi”.
Intanto da Bruxelles si urla che “la Russia sta usando il gas come un’arma”, dimenticando che l’iniziativa della guerra del gas è partita proprio dai palazzi europei, mentre a New York i furures indicano una crescita seria del costo del gas: gli Usa esporteranno 50 miliardi di metri cubi di gas liquefatto in Europa ad almeno il doppio del prezzo di quello russo, tra l’altro gas di scisto, proibito dalla stessa Ue. Ottimi guadagni quindi negli Usa, un’industria che si affianca a quella delle armi vendute (non regalate!) agli ucraini.
Sempre a Bruxelles si sta discutendo dell’ipotesi di mettere un tetto al costo del gas, come pure di aumentare in modo temporaneo i massimali sugli aiuti di Stato per sostenere le imprese e i settori più colpiti dal caro energia; la vicepresidente dell’Ue, Margrethe Vestager, ha affermato la necessità della diversificazione negli approvvigionamenti energetici “per essere rapidamente indipendenti dai combustibili fossili”.