di C. Alessandro Mauceri –
A furia di sprecare denaro in armi da inviare a paesi in guerra o di buttare montagne di soldi dei contribuenti europei per spostare ogni mese tutta la macchina parlamentare da Bruxelles a Strasburgo (e viceversa), l’Unione Europea ha dimenticato cosa è davvero importante.
A cominciare dall’ambiente, e in particolare la gestione delle acque interne. La conseguenza è che molti paesi dell’Uw potrebbero trovarsi a dover affrontare una “cronica carenza d’acqua”.
È questo in sintesi il contenuto dell’ultimo rapporto sullo stato delle acque in Europa diffuso dall’Agenzia europea per l’ambiente, EEA. L’inquinamento, l’uso eccessivo e i cambiamenti climatici minacciano la resilienza idrica in Europa | Home page dell’Agenzia europea dell’ambiente
Lo studio mostra un quadro deprimente fatto di fiumi inquinati e habitat degradati, di sfruttamento eccessivo delle riserve idriche e di mancanza di iniziative per far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico. Secondo quanto riportato nel rapporto, molti fiumi e laghi stanno diventando marroni con gravi danni per pesci e anfibi spesso appartenenti a specie protette che rischiano di estinguersi. Per contro sono in aumento le fioriture di cianobatteri. La salute delle acque superficiali europee si trova in uno stato pietoso. Solo il 37% dei corpi idrici superficiali europei avrebbe raggiunto uno stato ecologico “buono” o “alto”; dal 2015 al 2021 solo il 29% ha raggiunto uno stato chimico “buono”. A questo si aggiunge che i principali fiumi europei, il Danubio, il Reno, il Po e l’Ebro, tutti cruciali per il sostentamento dei più grandi centri urbani e delle aree agricole d’Europa, sono stati “fortemente colpiti” da periodi di siccità.
Un insieme esplosivo di concause che stanno mettendo a rischio l’accesso a questa risorsa essenziale.
Complessivamente negli ultimi anni i paesi dell’Ue non hanno fatto molto per evitare il costante peggioramento dello stato dei fiumi e dei laghi e, in generale, delle riserve di acqua dolce: rispetto all’ultimo monitoraggio non è stato rilevato “alcun miglioramento complessivo” e l’UE è sulla buona strada per non raggiungere gli obiettivi riguardanti l’acqua pulita che si era preposti, ha dichiarato Trine Christiansen dell’EEA. Cosa questa che la porrebbe di fronte ad una “serie di sfide alla sicurezza idrica, sia oggi che in futuro”. “A causa di queste pressioni potremmo semplicemente non avere abbastanza acqua di qualità sufficiente per i molti scopi per cui vorremmo usarla”, ha aggiunto la Christiansen.
Secondo i ricercatori tra le cause di questo stato di cose ci sono “finanziamenti insufficienti e l’insufficiente integrazione degli obiettivi ambientali nelle politiche settoriali”. Se invece di sprecare decine di miliardi di euro in spese inutili, l’UE avesse utilizzato questi fondi in modo più mirato la situazione non sarebbe così grave. Ma questo non è avvenuto e, oggi, le riserve di acqua dolce rischiano di diventare un problema irrisolvibile, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo anche a causa delle crescenti pressioni ambientali.
Per questo motivo recentemente 21 paesi dell’Ue hanno chiesto alla “nuova” Commissione europea interventi più efficaci e di intraprendere “azioni concrete” per “aumentare la sicurezza idrica e la resilienza in tutta l’Unione europea”. Purtroppo, la risposta della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è stata, come sempre in questi casi, molto generica: ha promesso che promuoverà la presentazione di una strategia europea per la resilienza idrica. Quello che non ha detto, è che anche durante il precedente mandato aveva fatto la stessa cosa, ma poi non se ne era fatto nulla (a suo dire a causa delle proteste degli agricoltori all’inizio del 2024).
Ora, a meno che non si verifichino “grandi cambiamenti” negli stili di vita e nello sperpero delle riserve idriche (e finanziarie), la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente.
E stavolta servirà a poco dare la colpa di una cattiva gestione ai cambiamenti climatici o fare false promesse.