L’Ue sanziona tutti. Lavrov, ‘non abbiamo più rapporti’

Provvedimenti contro individui e società cinesi, russi, nordcoreani e birmani. Gli Usa si uniscono: Blinken, ‘risposta transatlantica unita, in grado di mandare un segnale forte’. In arrivo misure simmetriche da Mosca e Pechino.

di Enrico Oliari –

Il Consiglio Esteri dell’Unione Europea in programma per giovedì e venerdì si caratterizzerà per la lenzuolata di sanzioni motivate dalle azioni lesive dei diritti umani. Già ieri il pesc (Alto rappresentante per le Politiche estere e di sicurezza dell’Ue) ha fatto sapere che “Sanzioneremo undici persone coinvolte nel colpo di stato” in Birmania “e nella repressione dei manifestanti”, tra cui il generale Min Aung Hlaing, messo a capo del paese dai golpisti. Secondo diverse associazioni per i diritti umani sono almeno 250 i morti nelle manifestazioni contro i militari che hanno preso il potere il 1 febbraio, tra l’altro deponendo ed arrestando la leader politica Aung San Suu Kyi, il presidente Win Myint e numerosi esponenti del governo e del partito, cioè quelli che hanno vinto le elezioni democratiche.
Le sanzioni prevedono il divieto di ingresso nel territorio comunitario, il divieto per persone o aziende europee di interagire con loro, il divieto di avere rapporti economici e il congelamento dei beni.
Nel mirino di Borrell anche due ministri della Corea del Nord, quello della Sicurezza nazionale Jong Kyong-thaek e quello per la Sicurezza sociale Ri Yong-gil, entrambi accusati da Bruxelles di “gravi violazioni dei diritti umani, in particolare tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumane o degradanti, esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, sparizione forzata di persone, arresti o detenzioni arbitrarie, lavoro forzato e violenza sessuale su larga scala contro le donne”.
Sanzioni anche per persone e personalità del Sud Sudan, della Libia e dell’Eritrea.

Poi vi sono individui ed entità cinesi e russi tra coloro sui quali si abbatteranno i provvedimenti europei, ma se da parte birmana e nordcoreana è difficile immaginare razioni incisive, da Mosca e da Pechino arriveranno azioni quantomeno simmetriche che potrebbero sfociare in un’escalation diplomatica inutile e controproducente. Anche perché il caso del tentato avvelenamento del leader dell’opposizione Alexei Navalny continua ad essere fumoso, con illazioni da parte europea verso il Cremlino che sanno molto di politico e poco di concreto, basti vedere che, poco se ne parla, la difesa a spada tratta europea è per un individuo che di europeista ha poco o nulla, a cominciare dalle sue numerose uscite razziste e xenofobiche, nonché dall’ essere a capo di un partito minoritario fortemente nazionalista e da sempre contrario agli spostamenti migratori in Russia.

Josep Borrell. (Foto: Facebook).
Non è un segreto di stato il motivo per cui l’Ue di von del Leyen e di Borrell sta puntando a rendersi nemici potenze come la Cina e la Russia, paesi che con l’Italia hanno una tradizione diplomatica e commerciale millenaria. Lo ha spiegato senza tanti giri di parole il segretario di Stato Usa Antony Blinken, il quale ha annunciato che gli Stati Uniti si aggiungeranno all’azione dell’Ue per “Una risposta transatlantica unita, in grado di mandare un segnale forte”. Stesso concetto dal Canada e dal Regno Unito, dove il segretario agli Esteri Dominic Raab ha detto ai Comuni che è in corso un “intensa diplomatica” di Regno Unito, Stati Uniti, Canada e i 27 Stati Ue.

Incontrando a Guilin, nella regione autonoma cinese del Guangxi, il collega Wang Yi, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha messo in pratica quanto minacciato il 13 febbraio proprio a Josep Borrell, ovvero che ormai le relazioni con l’Unione Europea sono sospese. “Non ci sono relazioni con l’Unione Europea come organizzazione. L’intera infrastruttura di queste relazioni è stata distrutta dalle decisioni unilaterali di Bruxelles”, ha spiegato Lavrov, il quale ha aggiunto che “Se e quando sarà ritenuto opportuno dagli europei eliminare questa anomalia nei contatti con il loro più grande vicino, ovviamente saremo pronti a costruire queste relazioni sulla base della parità di diritti e della ricerca di un equilibrio di interessi. Non ci sono cambiamenti sul fronte occidentale, a mio avviso, abbiamo un’agenda molto intensa sul fronte orientale, che diventa ogni anno più ricca”.
Lavrov ha prospettao a Wang l’ipotesi di ridurre gradualmente l’uso del dollaro come moneta di riferimento negli scambi commerciali.

A Pechino invece si parla già di misure simmetriche, come da tradizione. Dopo la decisione di Bruxelles di sanzionare quattro individui accusati di abusi e di violenze nei confronti della minoranza islamica uigura dello Xinjiang, il ministero degli Esteri cinese ha reso noto che saranno introdotte misure contro “10 persone e 4 entità dell’Ue che danneggiano gravemente la sovranità e gli interessi della Cina e diffondono maliziosamente menzogne e disinformazione”. I destinatari dei provvedimenti sono 10 europarlamentari, i quali non potranno mettere piede in Cina o avere affari nel paese asiatico, un’iniziativa che ha fatto infuriare il presidente dell’Europarlamento David Sassoli per il quale “Le sanzioni della Cina contro i deputati al Parlamento europeo, la sottocommissione per i diritti umani e gli organi dell’Ue sono inaccettabili e avranno delle conseguenze”. Che si aspettava?