L’Unione Africana denuncia discriminazioni in Cina

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Il presidente dell’Unione Africana (Ua), Moussa Faki Mahamat, ha convocato l’ambasciatore cinese presso l’organismo per esprimergli “grande preoccupazione” rispetto alle denunce di maltrattamenti e discriminazioni ai danni di cittadini africani nella città meridionale di Canton, nel contesto delle misure restrittive applicate da Pechino per contenere la diffusione del Covid-19.
Mahamat ha chiesto al diplomatico di “introdurre misure che pongano rimedio, in linea con il nostro eccellente rapporto”.
La settimana scorsa un gruppo di ambasciatori africani in Cina aveva inviato una lettera aperta al ministro degli Esteri di Pechino denunciando vessazioni subite da cittadini africani dopo che un focolaio di contagio del virus era stato scoperto nel quartiere di Yuexiu, dove vive un importante comunità con origini subsahariane. Per i diplomatici molte persone provenienti da Paesi africani sono state cacciate dal proprietario di casa, arrestate o sottoposte a tamponi diagnostici senza che gli venisse comunicato il risultato. Secondo l’edizione online della rivista Jeune Afrique, a provocare la reazione delle autorità sono state voci su violazioni delle misure di quarantena da parte di alcuni cittadini nigeriani.
La pandemia di Covid-19 è iniziata in Cina a fine dicembre. Dopo oltre 80mila persone contagiate e più di 3mila decessi, nel Paese la situazione sembrava essere tornata sotto controllo.
Negli ultimi giorni però sono stati registrati nuovi casi, in molti casi importati da altri Paesi. Le autorità di Canton, in un rapporto pubblicato la scorsa settimana, hanno fatto sapere di 114 nuovi contagiati, tra i quali 16 cittadini africani.