Macedonia. Boicottato dagli elettori il referendum sul cambio del nome e per l’adesione a Ue e Nato

Evidente l’interesse della Russia a scongiurare l’entrata del paese nella Nato.

di Enrico Oliari –

E’ stato politicamente un disastro per il premier macedone Zoran Zaev e per il collega greco Alexis Tsipras il referendum che si è svolto ieri sull’adozione di un nuovo nome per la Fyrom (Former Yugoslav Republic of Macedonia), come da accordo raggiunto in giugno fra i due paesi.
Il quesito del referendum tuttavia non si limitava alla trasformazione del nome del paese in “Macedonia del Nord”, cosa malvista dai greci anche perché già una regione settentrionale del paese porta quel nome, bensì chiedeva all’elettore se fosse stato anche favorevole all’adesione della Macedonia all’Unione Europea ed alla Nato, un cambiamento epocale che avrebbe intaccato interessi sovranazionali: con il cambio del nome la Grecia avrebbe dato il suo placet all’entrata della Macedonia del Nord nell’Unione Europea, come pure vi sarebbe stato il voto favorevole di adesione di Skopje alla Nato, cosa questa malvista a Mosca in quanto la Russia avrebbe visto ridursi (come sta avvenendo per il Kosovo) la propria influenza nei Balcani e soprattutto avvicinarsi ulteriormente la cintura della Nato.
Un’avversione tutt’altro che ufficiosa, al punto che per lungo tempo la Grecia ha espulso due diplomatici russi accusati di interferenze per far saltare l’iniziativa del cambio del nome, e a Bloomberg Costas Douzinas, membro di Syriza e capo della commissione Esteri, ha affermato che “se i russi continuano a tentare di far deragliare l’intesa, la reazione sarà forte”. Accuse di intromissioni della Russia sono arrivate anche da Skopje, secondo cui il Cremlino sarebbe ricorso ad alcuni oligarchi russi per far saltare il progetto, come pure sono stati individuati migliaia di falsi account Facebook e Twitter che diffondono l’hashtag #Bojkotiram (“boicottiamo”) il referendum.
E boicottaggio alla fine c’è stato, tanto che il quorum è stato clamorosamente mancato con solo il 35% del corpo elettorale che si è presentato alle urne, per cui ora la strada per il cambiamento in “Repubblica di Macedonia del Nord” e la conseguente adesione a Ue e Nato appare in salita per Zav e Tsipras.
La cosa in realtà era in realtà nell’aria, tanto che l vicepremier macedone con delega agli Affari Europei, Bujar Osmani, aveva affermato che il risultato del referendum sarebbe stato considerato valido anche senza quorum, perché alla fine la palla sarebbe passata comunque al Parlamento. Certo ora, per quanto fra quel 35% i “sì” sono stati il 90%, sarà da vedere se i deputati saranno in grado di mettersi contro il popolo che li ha eletti e che con il boicottaggio del referendum hanno voluto dare un chiaro segnale a chi avrebbe voluto allontanare la Macedonia dalla sfera russa.