Macedonia del Nord e Albania: la Croazia per l’adesione all’Ue

di Mario Rafaniello

La Croazia sostiene e condivide l’apertura dei negoziati in favore di Albania e Macedonia del Nord per l’adesione all’Unione Europea. La conferma arriva dal ministro degli Esteri croato Gordan Grlić-Radman, a margine delle sue visite in entrambi i paesi avvenute nello stesso giorno, il 2 marzo. Quella croata in questo momento è una voce più autorevole che mai per la causa europea dei due paesi candidati. Dal 1° gennaio è iniziato per la Croazia il semestre alla presidenza del Consiglio dell’UE. Per questo Stato membro, entrato a far parte del sodalizio europeo nel 2013, è la prima volta che accade. Una posizione a favore di Tirana nell’UE era già stata espressa dallo stesso Grlić-Radman durante l’incontro avvenuto in Germania a metà febbraio con Gent Cakaj, ministro degli Esteri albanese. Quest’ultimo dichiarò con un post sui social network che la Croazia, nell’ambito del proprio semestre europeo, avrebbe mirato alla concreta apertura dei negoziati sia per l’Albania che per la Macedonia del Nord. Cakaj inoltre espresse la propria soddisfazione per il riconoscimento dei progressi albanesi da parte del ministro croato in occasione del colloquio.
Poche ore prima dell’incontro tra i due diplomatici dell’Europa orientale, una svolta al tormentato percorso sia di Tirana che di Skopje era arrivata dal presidente francese Emmanuel Macron. Fu proprio il veto del capo dell’Eliseo che nell’ottobre 2019 chiuse letteralmente la porta in faccia alle due candidate. Allora prevalse la perplessità di Macron riguardo un ulteriore allargamento dell’UE, nonostante la raccomandazione positiva della Commissione europea. Poche settimane fa, invece, il presidente francese aveva aperto uno spiraglio importante, prevedendo la possibilità di non ostacolare in futuro l’inizio dei negoziati. Una posizione del tutto nuova, condivisa con la stampa il 15 febbraio nell’ambito della Conferenza di Monaco, in cui si specifica anche che tale “lasciapassare” sarebbe stato condizionato dalla futura relazione di marzo della Commissione europea. Per una fortunata coincidenza, la pubblicazione del documento (2 marzo) è coincisa con il viaggio di Grlić-Radman. Anche questa volta i progressi di Albania e Macedonia del Nord vengono riconosciuti, e pertanto è confermata la raccomandazione all’apertura dei negoziati.
Durante la sua permanenza nel pomeriggio a Skopje il ministro croato ha avuto un colloquio con il ministro degli Esteri locale Nikola Dimitrov. Grlić-Radman ha evidenziato come la relazione positiva della Commissione appena pubblicata sia un segnale importante degli sforzi compiuti in questa direzione dalla Macedonia del Nord. In effetti sia quest’ultima che l’Albania, stando a dati diffusi dal World Economic Forum in un apposito briefing, sono tra i paesi dei Balcani occidentali con le performance migliori sia in quanto a crescita economica che a progressi verso gli standard richiesti da Bruxelles. Il prossimo vertice Ue-Balcani si terrà a maggio proprio nella capitale croata Zagabria. Grlić-Radman ne ha parlato nella visita mattutina di Tirana, augurandosi che questo incontro tra le parti dia una svolta decisiva alle relazioni tra Unione e Balcani occidentali per i quali, si ricorda, la Commissione nel 2018 ha adottato una precisa strategia (“Una prospettiva di allargamento credibile e un maggior impegno dell’Ue per i Balcani occidentali”).
Il futuro europeo tanto di Albania e Macedonia del Nord che della stessa Unione dipenderà dalla convergenza di più fattori. Per ora le uniche certezze sono l’ulteriore valutazione positiva della Commissione e la buona volontà della Croazia. Restano sul tavolo la promessa di Macron e le posizioni di Paesi Bassi e Danimarca, che lo scorso ottobre appoggiarono il veto francese solo riguardo l’Albania, dimostrandosi invece favorevoli all’altra candidata. È molto probabile che, se la Francia dovesse dare il suo assenso, le altre seguiranno. Tra i favorevoli all’allargamento anche nel vertice fallito dell’ottobre 2019 vi era l’Italia. All’epoca il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte parlò di “errore storico” da parte di Macron.