Macon mette il cappello sull’attacco in Siria. L’altolà di Trump

di Guido Keller

A bombardamento fatto, arriveranno nelle prossime ore a Douma gli ispettori dell’Opac per stabilire se vi sia stato o meno nei giorni scorsi un attacco con i gas dei militari siriani sui “ribelli” (in realtà miliziani salafiti di Yaish al-Islam finanziati dai sauditi) della cittadina della Ghouta Orientale.
Il fatto che i missili siano piovuti sugli obiettivi siriani prima delle ispezioni rappresenta uno dei molti interrogativi circa le finalità dell’attacco, al pari della mancata approvazione dell’iniziativa al Consiglio di sicurezza Onu e quindi in barba al diritto internazionale, all’uso, stando alle accuse, dei gas su un territorio di fatto già conquistato, ai rapporti dell’intelligence russa che parlavano di farsa e a casi analoghi precedenti in cui ad usare le armi chimiche erano stati gli stessi “ribelli” per far cadere su Bashar al-Assad l’indignazione e la punizione della comunità internazionale.
La polemica in occidente oggi è tuttavia politica, ed il fatto che ad intervenire in Siria sono stati tre paesi, seppure membri permanenti del Consiglio di sicurezza Onu, significa che essi sono stati lasciati soli dal resto degli alleati, a cominciare da Germania e Italia. Per la Pesc Federica Mogherini, giunta in Lussemburgo per il Consiglio Affari esteri, “E’ necessaria una spinta per rilanciare il processo politico a guida Onu”, ovvero la sua centralità.
Un’altra polemica tutta interna all’occidente è stata quella che ha interessato il botta e risposta tra il presidente Usa Donald Trump e il collega francese Emmanuel Macron, dopo che questi ha dichiarato nel corso di un’intervista televisiva su Bfm-Tv che “Dieci giorni fa il presidente Trump ha detto che gli Stati Uniti intendevano disimpegnarsi dalla Siria. Noi l’abbiamo convinto che era necessario rimanere a lungo. E l’abbiamo anche convinto che bisognava limitare gli attacchi con armi chimiche, mentre c’era un’escalation tramite una serie di tweet che non vi saranno sfuggiti”.
Il problema di Trump non è tanto il fatto che Macron abbia osato mettere il cappello sull’iniziativa, quanto più il fatto che, come ha riferito la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders senza mai citare il presidente francese, gli Usa sono in fase di disimpegno dal territorio siriano, “il presidente è stato chiaro che vuole un ritorno a casa delle truppe Usa il più presto possibile”, ed è ora che “Siano gli alleati ad assumersi una maggiore responsabilità sia militare che finanziaria, per mettere in sicurezza la regione”.