Mali. Approvate le modifiche alla costituzione

di Alberto Galvi

In un recente referendum i maliani hanno approvato le modifiche alla costituzione che aprono la strada alle elezioni e al ritorno al governo civile. Il Mali è sotto un governo militare dall’agosto 2020, quando gli ufficiali dell’esercito, irritati per i fallimenti nell’affrontare i gruppi armati, hanno cacciato il presidente eletto Ibrahim Boubacar Keïta.
L’autorità elettorale del Mali ha dichiarato che il 97 per cento dei voti è stato espresso a favore dei cambiamenti. L’affluenza alle urne è stata del 39,4 per cento su 8,4 milioni di elettori registrati. Gli oppositori del piano hanno ritenuto che il voto sia stato progettato per mantenere i colonnelli al potere oltre le elezioni presidenziali previste per febbraio 2024, nonostante il loro impegno iniziale a consegnare ai civili dopo le elezioni.
Alcune delle clausole redatte dal consiglio di transizione nella nuova costituzione sono controverse, per quanto pensate per rafforzare le fragili istituzioni politiche. Per gli oppositori verrebbe dato troppo potere al presidente. Il leader della giunta, il colonnello Assimi Goïta, intende competere per l’incarico. Goita aveva inizialmente nominato un civile come presidente ad interim, ma poi lo ha cacciato con un secondo colpo di Stato nel 2021.
In base alle modifiche costituzionali, il presidente determina le politiche della nazione, un ruolo assegnato al governo dall’attuale costituzione del paese che risale al 1992.
Come avviene attualmente, il capo dello Stato avrà il diritto di assumere e licenziare il primo ministro e i membri del gabinetto, e il governo risponderà a lui e non al Parlamento. Altre clausole prevedono l’amnistia per coloro che sono responsabili di precedenti colpi di Stato, la supervisione della riforma delle finanze pubbliche e costringono parlamentari e senatori a dichiarare la loro ricchezza, nel tentativo di reprimere la corruzione.
Durante il voto, gli osservatori hanno segnalato una serie di incidenti. Gli elettori in diversi villaggi sono stati costretti a fuggire dopo che uomini armati hanno fatto irruzione nei seggi elettorali, interrompendo le operazioni e distruggendo materiali. In vaste aree del Mali settentrionale, controllate da gruppi armati legati ad al-Qaeda e ISIL, si sono svolte poche votazioni.