di Alberto Galvi –
Una delegazione dell’ECOWAS (Economic Community of West African States) ha tenuto colloqui in Mali con la giunta militare che ha espulso il presidente maliano Ibrahim Boubacar Keita e altri leader di governo tra cui il primo ministro Boubou Cisse. Il vertice è stato presieduto dal presidente del Niger, Mahamadou Issoufou.
Il colpo di Stato è stato ideato dal CNSP (National Committee for the Salvation of the People) il cui leader è il colonnello Assimi Goita. Altri membri della giunta sono il colonnello Malick Diaw, vicepresidente del CNSP e il colonnello Wagué, il vice capo di stato maggiore dell’aeronautica.
Keita ha vinto le presidenziali del nel 2018, ma da giugno di quest’anno ha dovuto affrontare enormi proteste di piazza per la corruzione dilagante, la cattiva gestione dell’economia e le controverse elezioni legislative che hanno scatenato la rabbia tra le truppe per la paga bassa e il conflitto con i jihadisti. Questi problemi hanno portato al colpo di Stato, mentre il presidente Ibrahim Boubacar Keita si è dimesso e ha sciolto il parlamento.
La vicenda che ha portato all’attuale crisi è iniziata con una decisione della Corte costituzionale dello scorso aprile, che ha ribaltato i risultati delle elezioni legislative facendo rieleggere 31 candidati del partito di Keita.
All’inizio del mese di agosto le proteste sono diventate violente, quando tre giorni di scontri tra forze di sicurezza e manifestanti hanno ucciso undici persone. Anche diversi leader dell’opposizione sono stati detenuti per un breve periodo.
L’ECOWAS è una comunità economica composta da quindici Stati che sono Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Guinea Bissau, Liberia, Mali, Niger, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Sierra Leone, Senegal e Togo. I leader del blocco panafricano hanno imposto sanzioni al Mali, lo hanno sospeso dalle sue istituzioni e hanno chiuso i suoi confini da quelli degli altri Stati membri.
L’organizzazione panafricana sta affrontando una miriade di questioni economiche e di sicurezza che minacciano di scuotere la relativa stabilità e il progresso economico della regione. I leader dell’ECOWAS hanno chiesto il rilascio di Keita da quando la fazione militare lo ha arrestato martedì scorso dopo aver annunciato le sue dimissioni e lo scioglimento del governo.
La coalizione dei partiti di opposizione del M5-RFP (Mouvement du 5 juin-Rassemblement des forces patriotiques du Mali) ha respinto la posizione dell’ECOWAS, mentre i suoi leader hanno imposto sanzioni al Mali, bloccato i suoi confini e sospeso il suo coinvolgimento nel blocco panafricano.
Il Mali è un vasto Paese del Sahel e ha subito diversi colpi di Stato militari. Attualmente sta combattendo per contenere un’ondata di attacchi jihadisti e di violenza etnica.
Nel Paese africano si teme che i diversi gruppi jihadisti possano trarre vantaggio dal colpo di Stato come fecero nel 2012, quando proclamarono l’effimera Repubblica Islamica dell’Azawad. I golpisti hanno promesso di rispettare gli accordi internazionali sulla lotta contro il radicalismo islamista, mentre migliaia di truppe francesi, africane e delle Nazioni Unite si trovano nel Paese per combatterli.
Intanto l’ECOWAS ha dichiarato che invierà i per garantire il ritorno dell’ordine costituzionale, attraverso l’’ECOWAS Standby Force, una forza multidisciplinare con personale militare, civile e di polizia, che sono già intervenuti in precedenti crisi regionali ma sempre in Paesi molto più piccoli del Mali.
Nei giorni scorsi anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu e i leader dell’Unione Europea hanno condannato il colpo di Stato in Mali, mentre l’Unione Africana ha sospeso il Mali dall’organizzazione fino al ripristino dell’ordine costituzionale del Paese con il rilascio del presidente regolarmente eletto Ibrahim Boubacar Keita.
L’M5-RFP ha intanto invitato la comunità internazionale, l’ECOWAS, l’Unione Africana e l’Unione Europea a comprendere meglio la situazione in Mali, separarla dalla questione delle sanzioni e a sostenere il nuovo governo.