Mar Cinese Meridionale. Le dispute tra Cina, Usa e gli altri Paesi della regione

di Alberto Galvi –

Nei giorni scorsi la Cina ha accusato gli Usa di aver tentato di seminare discordia tra Pechino e i Paesi del sud-est asiatico con i quali ha controversie territoriali di lunga data in acque che sono allo stesso tempo una rotta vitale di navigazione internazionale e per l’attività di pesca.
Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha dichiarato che gli Usa ora considerano praticamente illegali tutte le rivendicazioni marittime cinesi al di fuori delle sue acque riconosciute a livello internazionale.
In precedenza, gli Usa avevano solo insistito sul fatto che le controversie marittime tra la Cina e i suoi Paesi vicini fossero risolte pacificamente attraverso l’arbitrato appoggiato dall’ONU.
Per Trump il Mar Cinese Meridionale è un nuovo punto strategico importante per il suo confronto con la Cina, la quale compete in alcune zone dell’area con il Brunei, la Malesia, Taiwan, il Vietnam e le Filippine anche se negli ultimi anni la tensione fra questi Paesi e Pechino è costantemente aumentata.
Gli Usa hanno sempre sostenuto il diritto internazionale nel Mar Cinese Meridionale e hanno appoggiato la decisione dell’ICJ (International Court of Justice) dell’Aja del 2016 come vincolante.
La Cina non può far valere legalmente eventuali reclami nella EEZ (Exclusive Economic Zone), né avere valide rivendicazioni marittime nei confronti delle zone pescose e del Mischief Reef potenzialmente ricco di risorse energetiche.
Gli Usa respingono qualsiasi rivendicazione marittima cinese al largo del Vietnam nelle acque circostanti Vanguard Bank, al largo della Malesia a Luconia Shoals, nelle acque nella EEZ del Brunei e al largo dell’Indonesia a Natuna Besar.
Le Filippine e l’Indonesia si sono unite a Washington nel chiedere alla Cina di attenersi a una sentenza dell’ICT (International Arbitration Tribunal) con sede a Parigi nel 2016 che ha bocciato molte delle richieste della Cina.
L’emergere della Cina come potenza militare dominante nel Pacifico occidentale è diventato motivo di grave preoccupazione anche per il Giappone, il quale ha esortato le navi cinesi ad abbandonare immediatamente le acque vicino alle controverse Isole Senkaku nel Mar Cinese Orientale.
La Cina, è da anni che costruisce basi militari sulle isole artificiali della zona, mentre gli Usa si sono da tempo opposti alle azioni di Pechino, ma finora non le hanno definite illegali.
La scorsa settimana due portaerei statunitensi sono arrivate nel Mar Cinese Meridionale. Pechino ha criticato di frequente l’invio da parte degli Usa di navi e aerei militari, ma non è ancora chiaro quali nuove azioni Washington potrebbe eventualmente adottare per sostenere la propria posizione.
Il Mar Cinese Meridionale è diventato negli ultimi anni motivo di tensione tra Cina e altre nazioni della regione che rivendicano la sovranità su questi gruppi di isole che sono in gran parte disabitate come le Paracel e le Spratly.
La Cina rivendica la maggior parte del territorio, mentre gli altri Paesi non permettono a Pechino di trattare il Mar Cinese Meridionale come una sua zona d’influenza. La Marina statunitense ha inviato due portaerei per condurre operazioni ed esercitazioni nella regione il 4 luglio scorso.
Nei giorni precedenti la Cina stava già svolgendo esercitazioni militari nel Mar Cinese Meridionale dall’1 al 5 luglio, mentre mesi prima ha accusato la Marina statunitense di provocazioni nell’area.