Migranti: il tribunale, ‘illegittimo il respingimento alla frontiera slovena’

di C. Alessandro Mauceri

Il 18 gennaio il Tribunale di Roma ha dichiarato illegittimi i respingimenti dei migranti in Slovenia ordinati dal Ministero dell’Interno, dichiarando che hanno esposto alcuni migranti, tra i quali alcuni richiedenti asilo a “trattamenti inumani e degradanti”, oltre che a “vere e proprie torture inflitte dalla polizia croata”. É stata definita illegittima la decisione presa dal Ministero dell’Interno che faceva riferimento all’accordo bilaterale con la Slovenia dal momento che questa non è mai stata ratificata dal Parlamento.
I fatti risalgono allo scorso anno. Alcuni migranti, dopo aver attraversato la ormai famosa “rotta balcanica”, arrivano al confine con l’Italia. Uno di loro, fuggito dal Pakistan dove è stato vittima di persecuzioni a causa del suo orientamento sessuale, dichiara di volere chiedere il riconoscimento di rifugiato. Tuttavia, mentre sta ricevendo cure mediche offerte da un gruppo di volontari, lui e diversi altri migranti prima vengono portati in una stazione di polizia (pare ammanettati), poi “caricati su un furgone e portati in una zona collinare e intimati, sotto la minaccia di bastoni, di correre dritti davanti a loro, dando il tempo della conta fino a 5”, come si legge nell’ordinanza del tribunale. In Slovenia vengono fermati nuovamente dalla polizia (questa volta quella slovena) che, incurante dei loro tentativi di far valere i propri diritti internazionali e nonostante la dichiarazione di voler chiedere la protezione come rifugiati, li carica su un furgone e li sbatte in una stanza senza cibo nè acqua nè alcuna possibilità di accesso ai servizi igienici. Il giorno li riporta in Croazia dove, di nuovo, “vengono picchiati dagli agenti con manganelli” e “presi a calci sulla schiena” prima di essere portati al confine con la Bosnia e poi nel campo bosniaco di Lipa. Da dove decidono di sporgere denuncia.
Secondo il Ministero la “Slovenia come la Croazia sono considerati paesi sicuri sul piano del rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali”, come risulta dalla risposta del 13 gennaio alla question time alla Camera, sulla base dell’accordo bilaterale sottoscritto nel 1996 dai due governi. Proprio in base a questo accordo, solo nel 2020 sono state oltre 1300 le riammissioni dall’Italia alla Slovenia. Il punto è che tale accordo non è mai ratificato dal Parlamento italiano.
Ad aggravare la situazione, secondo il Tribunale di Roma, il fatto che “Il Ministero era in condizioni di sapere, in considerazione dei report e delle inchieste dei più importanti organi di stampa internazionali, dei report delle Ong, delle risoluzioni dell’Unhcr e da ultimo della lettera del 7 dicembre 2020 della commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa sulla situazione dei migranti in Bosnia, che la riammissione in Slovenia avrebbe comportato a sua volta la riammissione informale in Croazia e il respingimento in Bosnia, nonché che i migranti sarebbero stati soggetti ai trattamenti inumani e alle vere e proprie torture inflitte dalla polizia croata”. Cosa questa espressamente vietata dal diritto internazionale.
Per questi motivi il Tribunale ha dichiarato il comportamento dell’Italia “illegittimo” dicendo che viola “numerose norme di legge”. In particolare la riammissione informale “non può mai essere applicata nei confronti di un richiedente asilo senza nemmeno provvedere a raccogliere la sua domanda”. In secondo luogo questa prassi sarebbe avvenuta “senza che venisse emesso alcun provvedimento amministrativo” e negando “sostanzialmente allo straniero di poter esercitare i suoi diritti e il diritto a un ricorso effettivo”. A questo si aggiunge che sarebbe stato violato il diritto “dell’esame individuale” delle singole posizioni previsto dalla Carta del diritti fondamentali dell’Unione Europea.
Il punto è che al di là di tutte le belle parole, degli accordi tra i paesi dell’Unione, i governi europei agiscono arbitrariamente senza tenere conto dei trattati sottoscritti e dei regolamenti comunitari, come quello che riguarda gli “sfollati”.
Ma non basta. Nonostante siano da molti anni sfruttati come manodopera a basso costo (si pensi a ciò che è avvenuto in Spagna durante il lockdown dello scorso anno per i migranti), né l’Unione Europea né i paesi che ne fanno parte hanno mai anche solo preso in considerazione la possibilità di firmare e di ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei migranti. Di migranti si parla solo se si vuole fare un po’ di propaganda politica. Per il resto, dei loro diritti non sembra importare a nessuno. Come se non si trattasse di uomini, donne e bambini.