Migranti: “Volontarietà”, inviti e raccomandazioni: a Bruxelles va in onda la debacle della linea Conte – Salvini

Anche per il rifinanziamento del Fondo per l’Africa c’è solo “l’invito” a farlo. Dublino? ‘Se ne parlerà’.

di Enrico Oliari –

Con la minaccia di porre il veto, carta da giocarsi poco e con prudenza sul tavolo di Bruxelles, il governo si è giocato tutto ma è stato sconfitto negli aspetti salienti del programma di dieci punti proposto pochi giorni fa dal premier Giuseppe Conte.
La parola chiave dell’accordo individuato dai Ventotto leader europei è “volontarietà”, criterio nei fatti in vigore non da oggi, per cui i veri vincitori sono i paesi Visegrad e poi l’asse franco-tedesco, il quale ha ottenuto che gli hot spot, che la linea Conte – Salvini voleva in Africa, si faranno bellamente in Italia. Pagati dall’Unione Europea, ma in Italia.

“Chi arriva in Italia arriva in Europa”, ha esclamato con soddisfazione Conte al termine dell’incontro, un’affermazione che per gli italiani è ormai un disco rotto, come pure – si legge nel primo punto dell’accordo – che “per garantire una politica europea efficace” serve “un approccio globale alla migrazione, che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell’Ue, una maggiore azione all’esterno e all’interno, in linea con i nostri principi e valori”. “Questa è una sfida – si legge ancora nel primo punto dell’accordo sottoscritto dai Ventotto – non solo per un singolo Stato membro, ma per l’Europa nel suo insieme. Dal 2015 sono state predisposte una serie di misure per ottenere un controllo efficace delle frontiere esterne dell’Ue. Di conseguenza, il numero di ingressi illegali rilevati nell’Ue è stato ridotto del 95% dal suo picco nell’ottobre 2015, anche se recentemente sono stati rilevati flussi sulle rotte orientale e occidentale del Mediterraneo”.
Al secondo punto si legge poi che “Il Consiglio europeo è determinato a proseguire e rafforzare questa politica per impedire il ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e ad arginare ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti”.

“Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale – riporta il terzo punto -, gli sforzi per fermare i contrabbandieri che operano fuori dalla Libia o altrove devono essere ulteriormente intensificati. L’Ue continuerà a sostenere l’Italia e altri Stati membri in prima linea. Rafforzerà il suo sostegno alla regione del Sahel, alla guardia costiera libica, alle comunità costiere e meridionali, alle condizioni di accoglienza umane, ai ritorni umanitari volontari, alla cooperazione con altri paesi di origine e di transito, nonché al reinsediamento volontario. Tutte le navi che operano nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non ostacolare le operazioni della Guardia costiera libica”.

Il quarto punto parla della rotta del Mediterraneo orientale, per la quale “sono necessari ulteriori sforzi per attuare pienamente l’accordo Ue-Turchia, prevenire nuovi attraversamenti dalla Turchia e fermare i flussi. L’accordo Ue-Turchia e gli accordi bilaterali di riammissione dovrebbero essere pienamente attuati in modo non discriminatorio nei confronti di tutti gli Stati membri. Sono necessari ulteriori sforzi per assicurare rapidi ritorni e prevenire lo sviluppo di nuove rotte marittime o terrestri. La cooperazione e il sostegno a favore dei partner nella regione dei Balcani occidentali rimangono fondamentali per scambiare informazioni sui flussi migratori, prevenire l’immigrazione illegale, aumentare le capacità di protezione delle frontiere e migliorare le procedure di rimpatrio e di riammissione”. Per quanto riguarda invece il Mediterraneo occidentale, “l’Ue sosterrà, finanziariamente e in altro modo, tutti gli sforzi degli Stati membri, in particolare della Spagna e dei paesi di origine e di transito, in particolare il Marocco, per prevenire l’immigrazione illegale”.

Con il quinto punto si passa agli hot spot nei paesi terzi, una proposta basata anche qui sulla volontarietà (Libia e oggi Tunisia hanno già fatto sapere la loro contrarietà), sull’invito alla Commissione ad analizzare l’ipotesi…: “Per spezzare definitivamente il modello di business dei contrabbandieri, evitando così tragiche perdite di vite umane, è necessario eliminare l’incentivo a intraprendere viaggi pericolosi. Ciò richiede un nuovo approccio basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri per lo sbarco di coloro che sono salvati nelle operazioni di ricerca e salvataggio. In tale contesto, il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a esplorare rapidamente la possibilità di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati nonché con l’UNHCR e l’OIM. Tali piattaforme dovrebbero operare distinguendo le singole situazioni, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza creare un fattore di attrazione.

Al sesto punto si parla degli hot spot nel territorio europeo, finanziati dall’Ue e su base volontaria, ma è palese che si sta parlando di Italia: “Sul territorio dell’Ue, coloro che vengono salvati, secondo il diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico, sulla base di uno sforzo condiviso, attraverso il trasferimento in centri controllati istituiti negli Stati membri, solo su base volontaria, dove un processo di identificazione rapido e sicuro consentirebbe, con pieno sostegno dell’Ue, di distinguere tra migranti irregolari, che saranno rimpatriati, e quelli che necessitano di protezione internazionale, per i quali si applicherebbe il principio di solidarietà. Tutte le misure nel contesto di questi centri controllati, compresi il trasferimento e il reinsediamento, saranno su base volontaria, fatta salva la riforma di Dublino”.

Vi è poi la seconda rata della montagna di soldi mandata in Turchia per la gestione lì dei migranti (3 miliardi + 3 miliardi), come pure il rifinanziamento (era una delle richieste di Conte) del Fondo fiduciario per l’Africa istituito dal precedente governo, ma anche qui è bene precisare l’aspetto della volontarietà, in quanto i paesi vengono “invitati” a farlo: “Il Consiglio europeo conviene di avviare la seconda tranche dello strumento per i rifugiati in Turchia e, allo stesso tempo, di trasferire 500 milioni di euro dalla riserva dell’11mo FES al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa. Gli Stati membri sono inoltre invitati a contribuire ulteriormente al Fondo fiduciario dell’UE per l’Africa in vista del suo riassetto.

All’ottavo punto si parla di investimenti in Africa e di “uguaglianza della nostra cooperazione con l’Africa” (ma poi per Salvini l’olio tunisino non va bene): “Affrontare il problema della migrazione richiede una partnership con l’Africa che miri ad una sostanziale trasformazione socioeconomica del continente africano, basandosi sui principi e gli obiettivi definiti dai paesi africani nell’Agenda 2063. L’Unione Europea e i suoi Stati membri devono raccogliere questa sfida. Dobbiamo aumentare la portata e l’uguaglianza della nostra cooperazione con l’Africa ad un nuovo livello. Ciò richiederà non solo maggiori finanziamenti per lo sviluppo, ma anche passi verso la creazione di un nuovo scenario che consenta un aumento sostanziale degli investimenti privati da parte sia degli africani che degli europei. Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta all’istruzione, alla salute, alle infrastrutture, all’innovazione, al buon governo e all’emancipazione delle donne. L’Africa è il nostro vicino di casa e questo deve tradursi in maggiori scambi e contatti tra i popoli di entrambi i continenti a tutti i livelli della società civile. La cooperazione tra l’Unione europea e l’Unione africana è un elemento importante delle nostre relazioni. Il Consiglio europeo chiede di svilupparlo e promuoverlo ulteriormente”.

Maggiori finanziamenti per contrastare l’immigrazione clandestina e per la sicurezza interna al nono punto: “Nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, il Consiglio europeo sottolinea la necessità di strumenti flessibili, che permettano uno stanziamento rapido, per combattere l’immigrazione clandestina. La sicurezza interna, la gestione integrata delle frontiere, i fondi per l’asilo e la migrazione dovrebbero pertanto includere componenti dedicati e significativi per la gestione della migrazione esterna”.

Al decimo punto viene indicato che “Il Consiglio europeo ricorda la necessità che gli Stati membri garantiscano un controllo efficace delle frontiere esterne dell’Ue con il sostegno finanziario e materiale dell’Ue. Sottolinea inoltre la necessità di intensificare in modo significativo l’effettivo rientro dei migranti irregolari. Sotto entrambi gli aspetti, il ruolo di sostegno di Frontex, anche nella cooperazione con i paesi terzi, dovrebbe essere ulteriormente rafforzato attraverso maggiori risorse e un mandato rafforzato. Accoglie con favore l’intenzione della Commissione di presentare proposte legislative per una politica europea di rimpatrio più efficace e coerente”.

I “movimenti secondari”, punto questo caro alla cancelliera tedesca Angela Merkel, si trovano l’undicesimo passaggio: “Per quanto riguarda la situazione interna all’Ue, i movimenti secondari dei richiedenti asilo tra Stati membri rischiano di compromettere l’integrità del sistema europeo comune di asilo e del trattato Schengen. Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure legislative e amministrative interne necessarie per contrastare tali movimenti e cooperare strettamente tra loro a tal fine”. Tradotto significa cercare di contenere i migranti nei paesi in cui sbarcano, ancora una volta Italia e Grecia, per intenderci.

Infine, dodicesimo punto, si parla di Dublino, l’intesa (sottoscritta dal governo Letta e da quello Berlusconi) che stabilisce la competenza della gestione del richiedente asilo nel primo paese dove viene registrato. Anzi, se ne parlerà: “Per quanto riguarda la riforma per un nuovo regime europeo comune in materia di asilo, sono stati compiuti molti progressi grazie agli sforzi instancabili delle presidenze bulgare e precedenti. Diversi punti sono vicini alla finalizzazione. È necessario trovare un consenso sul regolamento di Dublino per riformarlo sulla base dell’equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate in seguito a operazioni di ricerca e salvataggio. Ulteriore esame è richiesto anche per la proposta sulle procedure di asilo. Il Consiglio europeo sottolinea la necessità di trovare una soluzione rapida all’intero pacchetto e invita il Consiglio a proseguire i lavori al fine di concludere quanto prima. Ci sarà una relazione sui progressi durante il Consiglio europeo di ottobre”.

Una debacle per l’Italia, insomma: i Visegrad non accoglieranno nessuno, gli hot spot si faranno in Italia come voleva il presidente francese Emmanuel Macron, saranno chiusi i movimenti secondari come voleva Merkel, e dei 10 punti messo sul tavolo da Conte è rimasto poco o nulla.