Moldavia. La filoeuropeista Maia Sandu ha vinto le presidenziali al ballottaggio

di Alberto Galvi –

Il candidato dell’opposizione in Moldavia la filoeuropeista Maia Sandu del partito PAS (Party of Action and Solidarity) ha vinto il ballottaggio con circa il 57,7 per cento dei voti, mentre il presidente in carica il filorusso Igor Dodon, del partito PSRM (Party of Socialists of the Republic of Moldova), ha ottenuto circa il 42,2 per cento dei voti.
In questa tornata elettorale la sconfitta di Igor Dodon è imbarazzante per il governo russo perché il presidente Vladimir Putin lo aveva apertamente appoggiato. L’ex primo ministro ha vinto il primo turno di votazioni due settimane fa grazie a un aumento tardivo del sostegno da parte dei moldavi residenti all’estero, con più di 200mila moldavi residenti all’estero, rispetto ai 150mila del primo turno. La Moldavia dipende molto dalle rimesse da parte di circa un milione di moldavi che lavorano in Europa, Israele, Russia ecc.
La Moldavia è stata una repubblica sovietica fino al 1991, con una popolazione di poco più di 3,5 milioni di abitanti è una delle nazioni più povere d’Europa, ma è da tempo divisa tra chi promuove forti legami con l’Ue e chi predilige stretti rapporti con Mosca. Negli ultimi mesi ha subito un forte rallentamento economico durante la pandemia da Covid-19.
La Moldavia è stretta tra l’Ucraina e la Romania, ma negli ultimi 10 anni ha sofferto di instabilità politica. Inoltre nel 2014 ha stretto legami commerciali e politici con l’Ue firmando il DCFTA (Deep and Comprehensive Free Trade Area) un accordo di libero scambio con l’Ue, anche se è diventata sempre più critica nei suoi confronti in materia di riforme.
In campagna elettorale la filo europeista Sandu ha promesso che avrebbe ottenuto un maggiore sostegno finanziario dall’Ue, mentre l’attuale presidente, il filorusso Dodon, ha promesso un accordo il prossimo anno con la regione separatista di lingua russa Transnistria.
Dopo il ballottaggio Maia Sandu designerà il primo ministro previa consultazione con il parlamento, entro 15 giorni dalla designazione come presidente della Repubblica. Il primo ministro designato dovrà richiedere al parlamento un voto di fiducia sulla base del suo programma di governo.