Montenegro. Alle elezioni legislative vincono i partiti pro-Serbia

di Alberto Galvi

Da quando ha ottenuto l’indipendenza nel 2006 il Montenegro è stato corteggiato dalla Russia e dall’Unione Europea per entrare a far parte di uno o dell’altro sistema. Il presidente Milo Djukanovic è sicuramente favorevole all’alleanza con la NATO (North Atlantic Treaty Organization) e all’ingresso del Montenegro nell’Unione Europea.
In seguito alle elezioni legislative in Montenegro del 30 agosto scorso si sono contrapposte la coalizione filo-occidentale del DPS (Democratic Party of Socialists) del presidente Milo Djukanovic, composta dal SPP (Socialist People’s Party) e dal DFPM (Democratic Front and the Popular Movement) e la coalizione del ZBCG (For the Future of Montenegro), che ha ottenuto 41 seggi degli 81 totali del parlamento montenegrino.
Questa coalizione ha posto fine alla leadership del DPS che ha guidato il Paese per 30 anni in un’ottica pro NATO. Il presidente del Montenegro Milo Dukanovic, è anche il leader del DPS e il suo mandato scade nel 2023.
La coalizione di destra del ZBCG è composta principalmente da partiti nazionalisti serbi come il DF (Democratic Front) insieme al DSJ (Democratic Party of Unity) e al DSS (Democratic Serb Party). Il DF è noto per la sua posizione anti-NATO e la vicinanza alla SPC (Serbian Orthodox Church). Gli altri partiti che cercano legami più stretti con Belgrado e Mosca sono l’NP (Popular Movement), il SNP (Socialist People’s Party) e il PCG (True Montenegro).
La campagna elettorale si è concentrata in gran parte su una controversa legge sui diritti religiosi introdotta alla fine del 2019, alla quale si oppone fermamente la Chiesa ortodossa serba.
L’SPC ha sostenuto che la legge consente allo Stato di confiscare le sue proprietà per istituire una chiesa separata, scatenando proteste negli ultimi 10 mesi sostenute dall’opposizione. Il governo ha negato l’accusa.
Domenica scorsa gli attacchi e le provocazioni contro i bosniaci sono iniziati non appena i risultati degli exit poll sono stati pubblicati e i sostenitori dell’opposizione hanno iniziato a festeggiare per le strade.
I musulmani che vivono in Montenegro sono il 20 percento del totale della popolazione e sono costituiti da bosniaci e albanesi. Molti dei leader della coalizione vincente hanno però condannato gli incidenti dei giorni scorsi nei confronti dei musulmani e hanno chiesto ai loro sostenitori di non provocare disordini.
Il Montenegro è uno Stato multietnico che professa religioni diverse in cui nessuna comunità ha la maggioranza assoluta. Circa il 45 percento della popolazione si identifica come montenegrina e circa il 29 percento come serba. I bosniaci sono il terzo gruppo etnico e costituiscono circa l’8,3 percento della popolazione montenegrina.
Nonostante le diversità etniche presenti nel Paese balcanico le ultime elezioni hanno dimostrato da chi vuol essere governato il Paese nei prossimi anni con una tendenza verso i partiti pro Russia e Serbia.
I partiti che sostengono il presidente Djukanovic vogliono invece formare un governo che rispetti tutti gli accordi internazionali e continuasse le riforme necessarie per entrare nell’Unione europea. Il Montenegro si è separato dalla Serbia in un referendum nel 2006 e si è allontanato da Belgrado e da Mosca alleandosi con la NATO nel 2017.
Il governo montenegrino sta ora negoziando con l’Unione Europea le diverse scadenze affinché il Paese riesca a ottenere i requisiti necessari ad entrare in questo blocco politico e commerciale.