Montenegro. No a Kfor per salvare rapporti con Belgrado

di Giacomo Dolzani –

Il ministero della Difesa del Montenegro ha annunciato di aver abbandonato il piano per il dispiegamento di un proprio contingente militare in Kosovo come parte della KFOR, la missione Nato nel paese balcanico presente dalla fine della guerra con la Serbia, nel 1999. La KFOR contava inizialmente circa 50.000 uomini e ora è stata ridotta a circa 3.500.
Podgorica aveva in programma di inviare 30 militari a sostegno delle forze Nato ma, stando a quanto riferito dal governo montenegrino, a causa delle difficoltà economiche causate dalla pandemia di Covid-19 e alle conseguenti riduzioni nel budget del ministero della Difesa, il progetto è stato abbandonato.
Quella economica, nonostante sia la versione ufficiale, non è però l’unica motivazione per questo passo indietro: partecipare alla missione dell’Alleanza Atlantica sarebbe infatti un grosso sgarbo a Belgrado che considera ancora il Kosovo parte integrante del proprio territorio, una regione secessionista diventata indipendente grazie all’intervento della Nato.
Per questo motivo il Fronte Democratico, la principale coalizione della maggioranza di governo e formazione filo-serba, ha minacciato di presentare una mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Difesa se fossero stati inviati uomini in Kosovo; uno dei leader del FD, Milan Knezevic, ha infatti affermato: “abbiamo vinto le elezioni di agosto promettendo di proteggere l’identità storica e culturale del popolo serbo e montenegrino”, inviare soldati in Kosovo sarebbe quindi assimilabile a un tradimento non solo verso gli ideali del partito ma anche nei confronti degli elettori che pochi mesi fa hanno votato per la coalizione di governo.