Mosul

di Shorsh Surme

Mosul, l’antica Ninive nonché la seconda città dell’Iraq e uno dei suoi gioielli culturali, venne occupata dell’Isis nel mese di luglio 2014. I jihadisti l’hanno conquistata con una fulminea offensiva che ha umiliato le forze di sicurezza irachene, le quali hanno lanciato la loro massiccia operazione di riconquista nell’ottobre dello scorso anno.
L’area di Mosul è ricca di petrolio e la città si trova a cavallo del fiume Tigri, a circa 350 chilometri a nord di Baghdad e a 50 chilometri a sud della più grande diga dell’Iraq. È stata a lungo uno snodo commerciale tra Iraq, Siria e Turchia e la sua popolazione era un mosaico di arabi, curdi, turcomanni, cristiani e altre minoranze.
Il mosulin, il pregiato tessuto di cotone che è uno dei prodotti più noti della città, deriva il suo nome da “Mosul”.
La città controlla le principali vie di rifornimento nel nord dell’Iraq, in particolare l’autostrada che porta al confine con la Siria e la sua seconda città, Aleppo.
La popolazione di Mosul, che è diminuita rispetto al picco di circa due milioni di abitanti, è ora composta per lo più da arabi sunniti e, dopo la sconfitta di Saddam Hussein nel 2003 il gruppo jihadista al-Qaeda vi ha messo radici.
Il 10 giugno 2014 i combattenti di Daesh (Isis) hanno conquistato la città. Il 29 giugno il gruppo ha proclamato un “califfato” islamico che comprende Mosul, la città siriana di Raqqa e vaste aree dell’Iraq e della vicina Siria.
Il gruppo ha etichettato il suo progetto come Daesh e il leader Abu Bakr al-Baghdadi ha fatto la sua prima apparizione pubblica il 5 luglio nella famosa Grande Moschea di al-Nuri a Mosul.
I militanti del Daesh hanno trasformato la città in un modello urbano per il loro Stato, stabilendo programmi scolastici, orari di apertura dei negozi e codici di abbigliamento. La vendita di alcolici e sigarette è stata vietata.
Il centro storico della città era costellato di guglie di chiese e, quando Daesh è arrivato, ospitava circa 35mila cristiani. Ai cristiani è stato ordinato di convertirsi, di pagare una tassa speciale o di andarsene. Quasi tutti sono fuggiti.
A partire dal luglio 2014 Daesh ha iniziato a distruggere moschee e santuari sciiti, alcuni dei quali erano stati riccamente decorati e lì da secoli.
I militanti hanno bruciato migliaia di libri e manoscritti rari nel vasto museo della città e hanno distrutto statue di valore inestimabile.
Daesh ha imbottito di esplosivo il santuario di Nabi Yunus, venerato da musulmani e cristiani come tomba del profeta Giona, e lo ha fatto saltare in aria. Ha distrutto anche il santuario del Profeta Seth.
Anche la Città Vecchia di Mosul, sul lato occidentale del fiume, è considerata di grande valore culturale.
Il 21 giugno, mentre le forze irachene avanzavano nella Città Vecchia, i jihadisti hanno fatto saltare in aria la moschea di al-Nuri e l’iconico minareto pendente di Mosul, noto come “Hadba” (Gobbo), che era stato un simbolo della città per secoli.
Mosul fu conquistata dagli arabi nel 641 e raggiunse il suo apice culturale nel XII secolo, prima di cadere in mano ai mongoli nel 1262, e poi ai persiani e agli ottomani.
La città divenne parte dell’Iraq quando il Paese fu creato dalle ceneri dell’Impero Ottomano negli anni Venti.
La Gran Bretagna annetté la regione, ricca di petrolio, nel 1918, con disappunto della Francia che cercò di annettere l’area al suo mandato in Siria.
Ninive è sempre stata una regione di confine, fortemente contesa dalle comunità rivali e dai loro potenti sostenitori negli Stati vicini.
Nei primi anni di questo secolo Mosul si è rivelata un bastione dei sostenitori più devoti di Saddam, che sono diventati la base di Daesh.
Il racket delle estorsioni e delle protezioni in città è stato una delle principali fonti di finanziamento dei jihadisti negli anni precedenti al 2014.