Mozambico. Nyusi offre colloqui post-elettorali, ma la crisi politica persiste

di Giuseppe Gagliano

La situazione politica in Mozambico continua a essere incandescente dopo le elezioni del 9 ottobre, segnate da accuse di irregolarità e violenze. Nonostante le ripetute smentite da parte del partito di governo, il Frente de Libertação de Moçambique (Frelimo), su presunti brogli, il presidente uscente Filipe Nyusi ha tentato di aprire un dialogo con i leader dell’opposizione. Tuttavia l’iniziativa si è scontrata con la ferma opposizione di Venâncio Mondlane, secondo classificato e principale figura politica critica del governo, che ha rifiutato di partecipare ai colloqui.
La reazione di Mondlane, leader del Partido Otimista pelo Desinvolvimento de Moçambique (Podemos), ha evidenziato la profonda frattura nel panorama politico mozambicano. Il candidato sostiene di essere il reale vincitore delle elezioni, sebbene i risultati ufficiali attribuiscano il 71% dei voti a Daniel Chapo, candidato del Frelimo, e il 20% a Mondlane. Le sue denunce si basano sulle osservazioni di organismi internazionali, che hanno segnalato gravi irregolarità nello spoglio dei voti e il rifiuto della commissione elettorale di pubblicare i risultati dettagliati dei singoli seggi elettorali. Le proteste scaturite da questa situazione hanno già provocato almeno 30 vittime e la morte di due consulenti legali dell’opposizione, assassinati a Maputo.
L’invito di Nyusi al dialogo includeva anche Ossufo Momade, candidato della Resistência Nacional Moçambicana (Renamo), e Lutero Simango, rappresentante del Movimento Democrático de Moçambique (MDM). Entrambi hanno partecipato a un incontro preliminare insieme al presidente eletto Chapo, ma questo non ha placato le tensioni. Simango ha chiesto l’annullamento dei risultati elettorali e la convocazione di nuove elezioni, sottolineando la necessità di ristabilire la credibilità del processo democratico.
Nyusi, ormai dimissionario dopo due mandati, ha usato il suo recente discorso sullo stato della nazione per ribadire i danni economici causati dalle proteste post-elettorali. Ha accusato l’opposizione di alimentare un clima di instabilità che rischia di compromettere lo sviluppo del paese. Tuttavia, le sue parole non hanno trovato eco tra i principali leader dell’opposizione. Mondlane, attualmente rifugiato in Sudafrica dopo l’uccisione del suo assistente e del suo avvocato, ha dichiarato di essere disposto a partecipare ai colloqui solo in modalità virtuale. In un messaggio pubblicato sui social media, ha accusato Nyusi di ignorare le sue richieste, tra cui una maggiore trasparenza nei negoziati e garanzie di sicurezza per il suo ritorno in patria.
Nel frattempo, un gruppo di accademici e attivisti ha incontrato Nyusi per proporre una “rifondazione dello Stato”, sfruttando le tensioni post-elettorali come occasione per avviare riforme profonde. Tuttavia, il presidente sembra orientato a mantenere la linea dura del suo partito, mostrando scarsa disponibilità a concessioni che potrebbero legittimare le critiche dell’opposizione.
La crisi politica in Mozambico rimane quindi irrisolta, con un’opposizione frammentata ma determinata e un governo che si aggrappa a un risultato elettorale fortemente contestato. La violenza, le proteste e le accuse di corruzione stanno mettendo a dura prova le istituzioni del paese, lasciando intravedere uno scenario incerto per il futuro politico e sociale del Mozambico.