Myanmar. Elezioni generali: vince il partito NLD di Aung San Suu Kyi

di Alberto Galvi

Alle elezioni generali di Myanmar il partito NLD (National League for Democracy) di Aung San Suu Kyi, consigliere di Stato della Birmania, ha vinto le ultime elezioni con un risultato schiacciante. Le prime elezioni libere si sono tenute nel 2015, mentre la leader birmana e il partito NLD hanno preso il potere nel marzo 2016 e da allora hanno stipulato un accordo di condivisione del potere con i generali che detengono ancora un enorme potere.
Il principale sfidante del partito NLD è l’USDP (Union Solidarity and Development Party), che è sostenuto dai militari, che insieme ad altri 23 partiti di opposizione avevano chiesto il rinvio del voto a causa dell’epidemia da Covid-19. Le elezioni di quest’anno sono state oscurate non solo dalla pandemia di coronavirus, ma anche da una crisi economica molto forte.
In questa tornata elettorale si sono candidate più di 6.900 persone provenienti da campagne indipendenti e da 92 partiti politici, che si sono presentati alle elezioni in 1.171 seggi. Il 25 per cento dei seggi del parlamento sono in mano ai militari, che corrispondono a 166 scranni sulla base di una controversa costituzione del 2008 redatta durante il governo della giunta.
L’USDP capeggiato dall’ex generale dell’esercito Than Htay, ha respinto i risultati delle elezioni come non validi. La costituzione dà anche il controllo militare di tre ministeri chiave: come Interni, Difesa e Affari di frontiera.
L’UCM (Union Election Commission) ha annunciato che l’NLD ha conquistato 368 seggi su 434 in parlamento, il che le dà una comoda maggioranza per nominare il prossimo parlamento senza richiedere voti ai rappresentanti di altri partiti.
L’NLD aveva bisogno di un minimo di 322 seggi, come ha riferito l’UCM, prima di finire il conteggio. L’USDP ha vinto solo 24 seggi. La grande incognita delle elezioni è stata il voto delle minoranze etniche residenti nelle aree periferiche del Paese, molte delle quali zone di guerra tra l’esercito di Myanmar e i guerriglieri.
L’UCM ha annullato le votazioni in gran parte dello Stato di Rakhine, dove i combattimenti tra i militari e l’esercito di Arakan composto principalmente dal gruppo etnico buddista Rakhine sono continuati e che in questi anni Suu Kyi non è stata in grado di far cessare.
Gli scontri hanno provocato decine di morti e decine di migliaia di sfollati. Per queste ragioni alle elezioni sono stati annullati diversi collegi elettorali prevalentemente abitati da membri di minoranze e di conseguenza alcune decine di seggi sono ancora vacanti.
Il parlamento birmano è bicamerale ed è composto dalla Camera delle nazionalità composta da 224 seggi, di cui 168 membri sono eletti direttamente nei collegi uninominali a maggioranza assoluta con un secondo turno se necessario e 56 nominati dai militari per un mandato di 5 anni.
La Camera dei rappresentanti è invece composta da 440 seggi, attualmente 434 di cui 330 membri sono eletti direttamente nei collegi elettorali uninominali a maggioranza semplice e 110 nominati dai militari, mentre i membri restano in carica 5 anni.
Inoltre un intenso conflitto dove i militari sono stati accusati di atrocità è stato quello che ha colpito i Rohingya nel 2017 dopo che circa 750mila di loro sono fuggiti attraverso il confine verso il Bangladesh in seguito a una brutale repressione da parte dell’esercito birmano, molto simile a una pulizia etnica.
La leader di fatto della Birmania Suu Kyi è stata criticata a livello internazionale per le sue politiche contro la minoranza musulmana Rohingya. Questa tornata elettorale ha dimostrato tuttavia che la sua popolarità non è diminuita nel Paese, da quando la Birmania ha iniziato la transizione con un governo a guida civile nel 2011.