di Giuseppe Gagliano –
L’esercito al potere in Myanmar ha annunciato l’estensione dello stato di emergenza per altri sei mesi, a pochi giorni dal quarto anniversario del colpo di stato militare. La decisione riflette la volontà della giunta di consolidare il proprio controllo, nonostante l’instabilità crescente e l’opposizione interna ed esterna.
Il governo militare ha dichiarato di voler organizzare elezioni anticipate, ma osservatori internazionali e oppositori sostengono che si tratti di una manovra per mantenere il potere attraverso rappresentanti fedeli all’esercito. La televisione di Stato ha ribadito che, per garantire elezioni “libere e giuste”, è ancora necessaria stabilità, senza però fissare alcuna data per il voto. Il Myanmar continua a essere teatro di conflitti tra le forze governative e i gruppi di resistenza armata, con milioni di persone sfollate e una crisi umanitaria in peggioramento. Le Nazioni Unite hanno denunciato una grave insicurezza alimentare e hanno chiesto un dialogo per superare l’attuale situazione di stallo.
L’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN) ha espresso preoccupazione per il piano elettorale della giunta, affermando che le elezioni non sono una priorità mentre la guerra civile è in corso. I leader regionali hanno sollecitato il Myanmar a dichiarare un cessate il fuoco e a garantire l’accesso agli aiuti umanitari. La Malesia, che ha assunto un ruolo attivo nella crisi, ha insistito sulla necessità di interrompere le ostilità prima di avviare qualsiasi processo politico.
Dal colpo di stato del 2021, il Myanmar è precipitato in una crisi politica e sociale senza precedenti. La repressione delle opposizioni ha trasformato le proteste pro-democrazia in un conflitto armato diffuso. Nonostante le pressioni internazionali, la giunta continua a portare avanti il proprio piano, con il rischio di ulteriori violenze e un’ulteriore marginalizzazione del Myanmar sul piano diplomatico. L’ASEAN ha nominato un inviato speciale per mediare la crisi, ma finora i tentativi di dialogo non hanno prodotto risultati concreti. Il Paese rimane isolato nelle principali sedi regionali, con la sua rappresentanza limitata a diplomatici di basso livello.
La situazione resta fluida, con il governo militare determinato a mantenere il controllo e l’opposizione che cerca di ostacolare il processo elettorale. La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione, mentre milioni di cittadini continuano a subire le conseguenze della crisi.