Myanmar. Spari e bombardamenti al confine spingono più Rohingya in Bangladesh

di Alberto Galvi –

Nelle ultime settimane incessanti spari e bombardamenti transfrontalieri da parte dell’esercito birmano hanno spinto ancora più Rohingya in Bangladesh, sollevando preoccupazioni per il nuovo esodo e riducendo le prospettive del rimpatrio in Myanmar. Centinaia di persone spaventate si sono infatti radunate vicino al confine e stanno cercando opportunità per attraversare il fiume Naf e giungere in Bangladesh.
Il Bangladesh ospita già un milione di rifugiati Rohingya, minoranza etnica di fede musulmana, la maggior parte dei quali è fuggita da una brutale repressione nel 2017 da parte dell’esercito del Myanmar, quando a governare il paese era di fatto Aung San Suu Kyi. Il governo del Bangladesh ha recentemente convocato l’ambasciatore del Myanmar per chiedere chiarimenti sui combattimenti scoppiati in agosto ed ancora in corso.
Il governo militare del Myanmar è stato accusato di genocidio dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aia, ma l’esercito nega le accuse. Il Bangladesh sta facendo pressioni sulle agenzie internazionali per rimpatriare i Rohingya, ma i rifugiati hanno rifiutato, adducendo timori per la sicurezza, preferendo continuare a vivere in campi fatiscenti.
Nelle ultime settimane si sono aggiunti alla già grave situazione umanitaria incessanti spari e bombardamenti da parte dell’esercito birmano lungo il confine con il Bangladesh. Questa settimana il ministro degli Esteri di Dacca, AK Abdul Momen, ha affermato che il governo ha sigillato il confine con il Myanmar per prevenire un ulteriore afflusso di rifugiati Rohingya.
I combattimenti in corso sono tra l’esercito del Myanmar e l’esercito dell’Arakan, una coalizione di gruppi armati che operano nel nord del paese.