Nagorno Karabakh: a Roma ricordato 25mo anniversario eccidio Khojaly

di Romolo Martelloni

Il venticinquesimo anniversario dell’eccidio di Khojaly – il massacro di centinaia di civili ad opera di militari armeni ed irregolari provenienti dalle file dell’ex esercito sovietico – è stato ricordato, nei saloni di palazzo Brancaccio, nel corso di una toccante serata organizzata dall’Ambasciata dell’Azerbaigian.
La manifestazione ha toccato il cuore delle molte persone presenti, soprattutto quando, sul grande schermo montato nella sala, sono passate le immagini – seppure siano state scelte le meno cruente – della strage, compiuta nella notte del 25 febbraio del 1992 e che ebbe un bilancio di 613 vittime, quasi la metà delle quali bambini, donne ed anziani, cui non furono risparmiate violenze ed atrocità.
L’efferatezza degli attaccanti, che colpirono duramente anche usando artiglieria pesante ben sapendo che la città era di fatto senza difese, culminò con una caccia ai civili, come dimostrò la successiva scoperta di moltissimi cadaveri mutilatii o, addirittura, decapitati. Oggi Khojaly, come altre città vicine, è solo un cumulo di macerie, invase dall’erbaccia, perchè nessun azero ha potuto farvi rientro stante la presenza degii armeni.
L’ambasciatore in Italia della repubblica dell’Azerbaijan, Mammad Ahmadzada, nell’indirizzo di saluto ai presenti non ha potuto mascherare la profonda commozione, anche a distanza di 25 anni, per quell’attacco indiscriminato assurto a simbolo dell’invasione militare – che tuttora prosegue – del Nagorno Karabakh, la regione azera culla di espressioni artistiche assolutamente originali, tanto che i suoi canti tradizionali fanno parte del patrimonio mondiale dell’Unesco.
La questione del Nagorno Karabakh, a distanza di un quarto di secolo, non è ancora risolta, ma l’Azerbaigian, ha sottolineato l’ambasciatore Ahmadzada, ha sempre rifiutato l’opzione militare, preferendo continuare lungo la strada del negoziato, “nel quale però – ha ammesso -, nonostante le molte risoluzioni di organismi internazionali, a cominciare dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, l’Armenia attua, come strategia ormai manifesta, la tattica della dilazione.. Forse sperando che il tempo cancelli il ricordo. Ma per noi non sarà mai così”.