Nagorno-Karabakh. Nuovi scontri nella regione separatista rischiano di far allargare il conflitto

di Alberto Galvi

Continuno gli scontri con artiglieria pesante tra le forze armene e azere si nella regione separatista del Nagorno-Karabakh. Questi scontri minacciano di sfociare in una guerra su vasta scala.
I due Paesi si sono lanciati reciproche accuse su chi abbia iniziato gli scontri. L’Azerbaigian attraverso il suo ministero della Difesa ha accusato le forze armene di bombardare la città azera di Tartaro, mentre l’Armenia attraverso i suoi funzionari militari ha detto che le forze azere hanno bombardato la zona in cui era posizionato l’esercito del Nagorno-Karabakh, nella parte settentrionale della regione separatista.
Da quando domenica sono scoppiati intensi combattimenti tra le forze armene e quelle azere hanno provocato dozzine di morti e centinaia di feriti. Questi scontri si sono diffusi in aree al di fuori dei confini dell’enclave, minacciando di degenerare in una guerra.
Lo stesso giorno l’Armenia e l’Azerbaigian hanno instaurato la legge marziale e la mobilitazione delle truppe durante i combattimenti per il Nagorno-Karabakh. Questa enclave si trova all’interno dei confini dell’Azerbaigian ma è governata da armeni di etnia armena e sostenuta dal governo armeno.
Inoltre l’Armenia ha affermato lo scorso martedì che un caccia F-16 turco ha abbattuto nel suo spazio aereo uno dei suoi aerei da combattimento SU-25, uccidendo il pilota. Un portavoce del presidente turco Erdogan ha negato l’accaduto, mentre il ministero della Difesa dell’Azerbaigian ha anche esso negato l’abbattimento di un aereo da guerra armeno da parte di un caccia F-16 turco.
Finora gli Usa hanno chiesto la fine dei combattimenti, mentre martedì il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto la cessazione immediata delle ostilità. La Francia, che ha una vasta comunità armena al suo interno, ha chiesto un cessate il fuoco e un dialogo immediato. L’Iran, che confina con entrambi i Paesi, si è offerto di mediare ai colloqui di pace.
Il Gruppo OECD (Economic Co-operation and Development) di Minsk co-presieduto da Usa, Francia e Russia ha il compito di trovare una soluzione pacifica al conflitto e si sono appellati affinché cessino immediatamente le ostilità e riprendano i negoziati per trovare una soluzione che vada bene per tutte le parti in causa nel conflitto. Gli altri membri permanenti del Gruppo di Minsk sono: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Germania, Italia, Svezia, Finlandia e Turchia.
L’enclave si è separata dall’Azerbaigian durante la guerra del Nagorno-Karabakh che si è conclusa nel 1994, ma non è stata riconosciuta da nessun Paese come repubblica indipendente. Il conflitto nel Caucaso è rimasto irrisolto per più di tre decenni, con periodi alterni di combattimenti. L’Armenia è a maggioranza cristiana mentre l’Azerbaigian, è a maggioranza musulmana.
Una guerra tra le due ex repubbliche sovietiche potrebbe coinvolgere anche le potenze regionali. La Turchia ha stretti legami con l’Azerbaigian, mentre la Russia è alleata con l’Armenia, sebbene abbia anche buoni rapporti anche con l’Azerbaigian ricco di petrolio. La Russia fornisce invece armi a entrambe le nazioni.
La Turchia e l’Armenia hanno rapporti tesi, in quanto l’Armenia ha accusato la Turchia di aver inviato soldati prezzolati a sostenere l’Azerbaigian, suo stretto alleato, un’accusa negata da Ankara. Il governo turco sostiene gli azeri perché sono un popolo prevalentemente turco con il quale la Turchia ha stretti legami.
Per quanto riguarda la Russia invece ha una base militare in Armenia in quanto fa parte di un’alleanza militare degli ex Stati sovietici la CSTO (Collective Security Treaty Organization), che è composta da Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Russia, Tagikistan, mentre la Bielorussia è momentaneamente stata sospesa. Per questa ragione la Russia, ha chiesto un cessate il fuoco immediato e colloqui per stabilizzare la situazione tra i due Stati.
Più a lungo proseguiranno i combattimenti tra armeni ed azeri maggiore sarà la possibilità che il conflitto si allarghi. Se ciò accadrà saranno probabilmente coinvolte Russia e Turchia e per motivi differenti anche altre superpotenze.