Nato. Erdogan non la spunta: la condanna del terrorismo non riguarda direttamente le Ypg

di Shorsh Surme

Mentre i 29 membri della Nato si riunivano a Londra per celebrare il 70mo anniversario dell’Alleanza militare atlantica, uno dei suoi membri, la Turchia di Recep Tayyp Erdogan, continuava a massacrare la popolazione civile nel Kurdistan Siriano attraverso i suoi alleati fondamentalisti islamici.
Non va dimenticato che dopo tanti conflitti armati il continente europeo fu devastato: quando il trattato di Washington che istituì la NATO fu firmato nell’aprile del 1949, l’Unione Sovietica occupò le nazioni dell’Europa orientale e un’invasione dell’Europa occidentale da parte dell’Armata Rossa non era una possibilità remota. Or come oggi l’Alleanza Atlantica rischia una prematura scomparsa per una questione di rivalità interne che vedono una contesa ideologica tra democrazia e autocrazia.
Proprio il sultano-presidente Erdogan ha incontrato mercoledì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, a margine del vertice dei leader della NATO che si è svolto a Londra. I due si sono intrattenuti a porte chiuse per mezz’ora, dopo la sessione principale del vertice dei leader della NATO. All’incontro erano presenti anche il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, il ministro delle Finanze Berat Albayrak, il ministro della Difesa nazionale Hulusi Akar, l’ex primo ministro Binali Yildirim e il portavoce presidenziale Ibrahim Kalin ed altri.
Il giorno prima, martedì, il presidente Erdogan si era riunito con i leader di Francia, Germania e Regno Unito in vista dei colloqui formali del vertice della NATO, un vertice definito dalla cancelliera tedesca Angela Merkel come “produttivo e utile”.
L’incontro, che si era tenuto al numero 10 di Downing Street, a cui avevano preso parte Erdogan, il suo omologo francese Emmanuel Macron, Merkel e il primo ministro britannico Boris Johnson, era durato circa un’ora. Erdogan aveva dichiarato dopo il vertice che la discussione “è andata bene”.
Il quartetto aveva discusso della crisi siriana mentre era in corso l’operazione militare della Turchia contro elementi “terroristici”, le Unità di protezione popolare (YPG) nel Kurdistan della Siria (Rojava).
Nessuno dei leader della Nato aveva osato criticare il sultano per quello che ha fatto dal 9 ottobre scorso, lanciando la famosa operazione Peace Spring per massacrare la popolazione civile, più ufficialmente per allontanare i “terroristi” YPG dalla Siria settentrionale e dall’est dell’Eufrate al fine di proteggere i confini della Turchia, aiutare il ritorno sicuro dei rifugiati siriani e garantire l’integrità territoriale della Siria.
Come concordato in due accordi separati con gli Stati Uniti e la Russia, la Turchia ha temporaneamente sospeso l’operazione per consentire il ritiro dei “terroristi” YPG dalla proposta zona sicura all’interno della Siria. Va detto che Erdogan e la Nato sono responsabili della morte di quasi 40mila persone, tra cui donne e bambini, e di oltre 120mila profughi che attualmente hanno trovato il rifugio da loro fratelli del Kurdistan dell’Iraq.
Erdogan ha continuato a minacciare non solo l’Europa ma anche i 29 membri della Nato minacciando di bloccare una revisione del piano di difesa per repubbliche baltiche e la Polonia se non fosse venuto il riconoscimento della NATO delle Unità di protezione del popolo (Ypg) curde come “organizzazioni terroristiche”.
Già la tensione era salita fra Ankara e Parigi, sfociata poi in un incidente diplomatico quando il turco Recep Tayyip Erdogan aveva definito Macron in stato “morte cerebrale”, riprendendo la sua frase rivolta all’Alleanza stessa. A sua volta Macron ha poi dichiarato che “non è possibile alcun consenso” con Ankara sulla definizione di terrorismo.
Erdogan non si è però opposto alla dichiarazione finale, il cui testo condanna “il terrorismo in ogni forma e manifestazione”, definendolo “minaccia persistente per tutti noi”, come ha spiegato Stoltenberg riferendosi naturalmente all’Isis, ad al-Qaeda e a tutte le organizzazioni fondamentaliste.