di Giuseppe Gagliano –
La nomina di Mark Rutte a segretario generale della NATO sottolinea l’intenzione dell’Alleanza Atlantica di rafforzare la sua posizione, con un focus su investimenti in difesa e innovazione per affrontare le nuove minacce globali. Questo segna un tentativo di mantenere l’equilibrio di potere occidentale in un contesto di crescente assertività da parte di potenze rivali come la Russia e la Cina, mentre i paesi membri sono chiamati a intensificare gli sforzi per consolidare la NATO come bastione contro minacce future.
Contestualmente le dinamiche mediorientali vengono affrontate con attenzione alle tensioni in corso, soprattutto nel Libano meridionale dove le forze israeliane e Hezbollah si fronteggiano in una guerra di posizione. L’uso di incursioni limitate da parte di Israele, supportate da attacchi aerei, e la risposta di Hezbollah con attacchi missilistici, illustrano la fragilità della situazione e la possibilità di escalation. Anche il Cremlino manifesta preoccupazione per le operazioni militari israeliane in Libano e Siria, con Mosca che rimane in contatto con Damasco e osserva con attenzione l’evolversi delle ostilità. Questa regione continua a essere un teatro cruciale dove si intrecciano gli interessi di molte potenze internazionali. Il coinvolgimento delle Nazioni Unite viene invocato dal primo ministro libanese per gestire la crisi umanitaria che vede un milione di sfollati a causa dei bombardamenti israeliani, mentre l’intervento della Francia con l’invio di una portaelicotteri nel Mediterraneo orientale dimostra la volontà occidentale di prepararsi per eventuali evacuazioni di cittadini stranieri. Inoltre, l’articolo tocca la tragica situazione a Gaza, dove un rapporto di Oxfam denuncia l’altissimo numero di vittime tra bambini e donne, frutto delle operazioni militari israeliane nell’ultimo anno, sottolineando la drammatica condizione umanitaria. In parallelo, il conflitto yemenita si interseca con le tensioni israelo-palestinesi, con attacchi da parte delle forze yemenite su Tel Aviv e Eilat, mostrando come la guerra in Yemen abbia ormai assunto una dimensione regionale più ampia. La strategia degli Stati Uniti, in particolare il Consiglio di Sicurezza Nazionale, appare focalizzata sul bilanciare il sostegno a Israele con la necessità di evitare un’escalation incontrollata, sottolineando che la soluzione diplomatica resta l’unica via per garantire stabilità.