Nepal. L’ex leader maoista Dahal è stato nominato primo ministro per la terza volta

di Alberto Galvi –

L’ex leader maoista Pushpa Kamal Dahal è stato nominato primo ministro per la terza volta, in alleanza con la principale opposizione dopo che le elezioni del mese scorso hanno restituito un Parlamento senza una maggioranza chiara. Il Nepal ha visto 10 cambi di governo dal 2008, quando la monarchia è stata abolita.
Il Nepal è stato bloccato dall’instabilità politica, dai frequenti cambi di governo e dai litigi tra i partiti, che sono stati accusati di ritardi nella stesura della costituzione e del lento sviluppo economico. L’inflazione è superiore all’8 per cento, la più alta in sei anni. Il Nepal deve anche far fronte alla diminuzione delle riserve di valuta estera, con una crescente dipendenza dalle importazioni di beni primari.
Pushpa Kamal Dahal, che ha condotto una ribellione decennale contro la monarchia nepalese, guiderà il nuovo governo per la prima metà del mandato quinquennale con il sostegno dell’opposizione del Partito Comunista del Nepal UML (Marxista-Leninista Unificata) e altri gruppi minori.
Nel corso della settimana Dahal presterà giuramento e dimostrerà la sua maggioranza di 169 membri eletti nella Camera dei Rappresentanti composta da 275 seggi. Sette partiti hanno promesso il loro sostegno: il CPN (Centro Maoista), il Partito Comunista del Nepal UML, il RSP (Rashtriya Swatantra Party), il partito filo-monarchico Rashtriya Prajatantra, il partito Nagarik Unmukti, il partito Janata Samajwadi e il partito Janamat. Il partito del Congresso nepalese sarà la principale forza di opposizione con 89 seggi.
Dahal sostituisce Sher Bahadur Deuba del partito del Congresso nepalese.
Dahal si è nascosto per anni nella giungla durante la guerra civile del Nepal, tra il 1996 e il 2006, che ha ucciso quasi 17mila persone e ha portato alla fine della monarchia della durata di 239 anni. Dahal è stato brevemente primo ministro nel periodo tra il 2008 e il 2009 e nel periodo tra il 2016 e il 2017. I maoisti hanno rinunciato nel 2006 alla loro rivolta armata, si sono uniti a un processo di pace assistito dalle Nazioni Unite e sono entrati nella politica istituzionale.