Netanyahu cerca la guerra ‘su sette fronti’

di Enrico Oliari

Non c’è pace per Gaza e per il Medio Oriente, con il premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha affermato alla Knesset di “preparare le fasi per la guerra della rinascita, che sarà su sette fronti”. Tant’è che ieri aerei israeliani hanno bombardato un deposito di armi dell’esercito che era di Bashar al-Assad nella Siria nordoccidentale, per la precisione nella città di Qardaha, a est di Latakia. Così, mentre a Damasco è stata messa insieme una commissione per stendere una nuova Costituzione, e mentre forze assadiste attaccano posti di blocco, segno di una situazione fuori controllo, il governo jihadista di Ahmad al-Sharaa appare inebetito davanti alle violazioni israeliane del proprio territorio. Addirittura le Idf sono date operative nei pressi della cima di Tel al-Mal e nella città di Masharah, nel governatorato di Daraa, cioè ben oltre la zona cuscinetto di cinque miglia stabilita con la tregua.
Forte della copertura della Casa Bianca, l’obiettivo di Netanyahu e del suo governo di estrema destra è quindi palesemente quello della ricerca del casus belli con tutti, non tanto per sconfiggere gli avversari e quindi mettere al sicuro Israele, bensì per acquisire territori e creare avamposti difensivi nel pieno dei territori di altri paesi. Come di prassi, la legittima risposta del paese sovrano verrebbe poi inquadrata come aggressione o addirittura come azione antisemita.
La decisione di Hamas di sospendere il rilascio degli ostaggi a causa della rottura della tregua da parte israeliana ha poi portato Netanyahu a disporre il blocco degli aiuti per la popolazione di Gaza, una decisione bollata come “totalmente sbagliata” dal premier britannico Keir Starmer. D’altronde Netanyahu non ha mai fatto mistero di volersi appropriare della Striscia e dei ricchi giacimenti di gas off-shore, per cui la tregua dopo 48mila morti di cui un terzo bambini, imposta in qualche modo dalla comunità internazionale, rappresenta un ostacolo ai suoi progetti.
Le Idf hanno ucciso altri due civili a Rafah, nel sud della Striscia, mentre in Cisgiordania (altra realtà territoriale che Netanyahu vorrebbe cancellare) in un attentato con coltello da parte di un palestinese è rimasto ucciso un uomo di 70 anni e ferite altre quattro persone.
Netanyahu ha spiegato alla Knesset, da dove sono stati allontanati in malo modo i familiari degli ostaggi, che “abbiamo la possibilità di tornare a combattere a partire dal 42mo giorno dell’accordo se abbiamo l’impressione che i negoziati siano inutili”.
Per renderli “inutili”, e quindi riprendere la guerra, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar ha chiesto la “completa demilitarizzazione” di Gaza, una condizione a cui ha risposto uno dei leader di Hamas, Sami Abu Zouhri, affermando, ripreso dall’Afp, che “è un punto non negoziabile, ogni richiesta di consegna delle armi è un non-senso”.