di Shorsh Surme e Enrico Oliari –
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è intervenuto per condannare “in modo fermo” l’attacco iraniano su Israele, condotto con 200 missili tra i quali vettori ipersonici. Una condanna “come è ovvio che sia”, che arriva dopo le accuse di Israele nei suoi confronti per non essere intervenuto prontamente a seguito della ritorsione iraniana. D’altronde all’Assemblea generale dell’Onu, mentre parecchie delegazioni lasciavano l’aula in segno di protesta per i 42mila morti a Gaza di cui un terzo bambini, il premier Benjamin Netanyahu aveva definito le Nazioni Unite “una palude antisemita”, ben poca cosa se si pensa alle innumerevoli risoluzioni dell’Organizzazione disattese da Israele negli anni. Fatto sta che il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha dichiarato “persona non grata” Guterres, proibendogli di entrare in Israele e aggiungendo che il capo dell’Onu “sostiene i terroristi, stupratori e assassini di Hamas, di Hezbollah, degli Houthi e ora dell’Iran”.
Dalla riunione del gabinetto di sicurezza israeliano di ieri sera è emerso che vi sarà una risposta all’attacco missilistico iraniano “coordinata con gli Stati Uniti” in cui verranno colpiti obiettivi strategici, ma già la Casa Bianca ha messo le mani avanti affermando che non verranno presi di mira siti nucleari.
Il rischio è infatti che il conflitto si trasformi in una “guerra totale”, con gli arsenali di Usa e alleati occidentali e regionali che interverrebbero per difendere Israele. Le stesse forze non hanno tuttavia visto l’attacco brutale israeliano al Libano, e prima ancora nella Striscia di Gaza dove le accuse sono addirittura di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, nonché una flagrante violazione delle leggi internazionali.
Mentre l’attenzione è rivolta all’Iran, l’occidente ignora evidentemente il fatto che sia lo stesso Benjamin Netanyahu a cercare una “guerra totale”, poiché in essa vede un’opportunità per Israele di colpire gli impianti nucleari iraniani e trascinare nel conflitto gli Stati Uniti, impantanati nella bagarre elettorale. Persino in Israele le proteste sono contro un premier che ha portato il paese in guerra per rimanere al potere e a capo di un governo di estrema destra che ha un solo obiettivo, tra l’altro dichiarato: obbligare i palestinesi a lasciare la loro terra e impossessarsene.
E’ quindi palese che l’occidente ignora volutamente i segnali inviati anche dal presidente iraniano Masoud Pezeshkian all’Assemblea Onu, e di certo è rientrato pienamente negli interessi di Netanyahu impedire in tutti i modi la “normalizzazione” dei rapporti della Repubblica Islamica con l’ovest. Per quanto Teheran non avesse interagito con Hamas, a differenza di quanto ha sempre fatto con il gruppo sciita degli Hezbollah, la retorica israeliana è stata quella di far passare la guerra alla Jihad (contro “l’asse del male”) come una guerra contro l’Iran, senza fare le dovute (e scomode) distinzioni a iniziare dal fatto che quella di Hamas è una guerra per una popolazione schiacciata a Gaza, di fatto privata di ogni diritto.
Sia gli israeliani che gli statunitensi avevano intuito che l’Iran non avesse fatto nulla per salvare Hamas o la popolazione di Gaza, da qui prima il bombardamento del complesso consolare iraniano in Siria dello scorso 1 aprile, poi l’assassinio, condotto con un missile, del leader di Hamas Hassan Haniyeh a Teheran lo scorso 31 luglio.
Di tutto e di più insomma per cercare una “guerra totale” a tutti i costi.
Quel che è certo è che l’Iran non è Hamas, e Israele sta conducendo un gioco pericoloso che potrebbe innescare un’escalation sul piano globale, anche perché la Russia è alleata dell’Iran.
Intanto sul campo libanese si continua a combattere, con oltre 1,2 milioni di civili sfollati e un conflitto asimmetrico, che vede comunque tentativi di Hezbollah di respingere le Idf israeliane, come è avvenuto a Odaisseh. L’esercito israeliano ha parlato di 8 morti fra le fila, ma i dati continuano ad essere non attendibili. Anche nel conflitto di Gaza, in corso ormai da quasi un anno e per nulla risolutivo, vi è stato secondo i media arabi un alto numero di militari israeliani uccisi, ma da parte israeliana si sa poco o nulla.