Niente Parlamento, niente Corte costituzionale: Saied trasforma la Tunisia in una repubblica presidenziale

Governerà per decreti: su di lui il potere esecutivo e quello legislativo. Abolite le immunità parlamentari e i privilegi del presidente della Camera.

di Mohamed ben Abdallah

Resta tesa la situazione politica in Tunisia, dove lo scorso 25 luglio il presidente Kais Saied ha “congelato” il parlamento e licenziato il governo. Il braccio di ferro con il premier Hichem Mechichi andava avanti da tempo: il capo dello Stato che si rifiutava di firmare la lista dei ministri designati a seguito di un rimpasto, di fatto bloccando i lavori del governo. Il tutto nel momento difficile della pandemia, con la disoccupazione giovanile alle stelle, il fardello della corruzione diffusa, il caro vita, l’alto tasso di criminalità, i servizi che non funzionano e i debiti contratti con il Fmi e altri organismi sovranazionali.
A questo complicato quadro vanno aggiunti l’assenza della Corte costituzionale, mai nominata e sostituita in modo provvisorio da un comitato di esperti peraltro sciolto in questi giorni, ma anche l’annullamento delle immunità e dei privilegi dei parlamentari, l’arresto di oppositori e persino di deputati, come nel caso del leader del partito Karama Seifeddine Makhlouf.
Stando alla Costituzione tunisina, articolo 80, il parlamento sarebbe potuto essere sospeso per un mese a causa di “pericolo imminente”, e lo stesso Saied aveva spiegato l’intenzione di non andare oltre tale temine. Tuttavia oggi il presidente ha decretato il mantenimento del provvedimento “fino a nuovo avviso”, ma soprattutto ha adottato “misure eccezionali” volte a consentirgli l’esercizio dei poteri, quello esecutivo e quello legislativo.
Forte del fatto che “le Costituzioni non sono eterne”, Saied vorrebbe riscrivere la Carta fondamentale a suon di decreti legislativi e trasformare la Tunisia in una Repubblica presidenziale. Effettivamente la Costituzione del 2014 rappresenta una forma ibrida, forse esagerato definirla “semipresidenzialista”, che ha consentito la frammentazione della politica in una moltitudine di partiti e partitelli ciascuno con i propri interessi, rappresentati in un parlamento trasformato spesso in un ring.
La Gazzetta ufficiale della Tunisia ha riportato il decreto di Saied, una vera e propria riforma costituzionale in base alla quale il presidente della Repubblica sarà anche presidente del Consiglio dei ministri, coadiuvato da un capo di governo nominato dal presidente stesso. Il potere esecutivo, che prima del 24 luglio era di competenza del governo, passerà quindi nelle mani del presidente della Repubblica che comanderà una squadra di ministri da lui stesso nominata.
Se una parte della popolazione sta con il presidente e aspira ad una forma presidenzialista per dare solidità al paese, ad esempio sul modello francese, un’altra continua a gridare al golpe, e nel paese si susseguono proteste e disordini: Saied, che ha messo fuori uso il parlamento, ha assunto su di sé il potere legislativo e produrrà decreti autonomamente, senza neppure il controllo della Corte costituzionale, che non c’è.