di Giuseppe Gagliano –
Dopo il Mali, anche il governo di transizione Niger ha reso noto di aver interrotto le relazioni diplomatiche con l’Ucraina per l’imboscata avvenuta nell’Azawad dei ribelli jihadisti nei confronti dei militari e dei membri dell’Africa Corps, erede della compagnia privata russa Wagner, avvenuta settimana scorsa e costata la vita a 50 persone. Stando alle accuse sarebbe stata l’intelligence ucraina a dare agli jihadisti le informazioni necessarie per preparare l’imboscata in una località prossima al confine algerino.
L’iniziativa di rompere le relazioni segna un significativo cambiamento nella geopolitica africana e riflette la crescente influenza della Russia nella regione. Amadou Abdramane, portavoce del governo del Niger, ha comunicato la decisione citando presunte aggressioni ucraine, mentre il Mali ha accusato l’Ucraina di supportare ribelli Tuareg, in realtà gruppi jihadisti, contro le forze governative e mercenari.
Kiev ha definito le accuse infondate e affrettate, negando qualsiasi coinvolgimento, ma le autorità maliane hanno fatto sapere di avere le prove.
Queste mosse diplomatiche avvengono in un contesto di crescente cooperazione tra Mali, Niger e Burkina Faso, che hanno recentemente firmato un trattato di confederazione per una maggiore integrazione regionale a seguito della loro sospensione dall’Ecowas, dimostrando un allontanamento dai tradizionali alleati occidentali.
Tale riassetto delle alleanze è accompagnato da preoccupazioni internazionali, in particolare degli Stati Uniti, riguardo alla diffusione della violenza jihadista nel Sahel e alla presenza russa in Africa. Gli Stati Uniti, con una base aerea strategica in Niger, vedono minacciata la loro influenza regionale, mentre la Russia continua ad espandere la sua presenza attraverso il sostegno militare e l’influenza economica, rappresentando una sfida diretta alla stabilità europea e al fianco meridionale della NATO.