Nigeria. L’epidemia di colera si diffonde nello Stato di Borno, MSF intensifica le attività

di Francesca Mapelli e Sara Maresca * –

Con l’aumento dei casi di colera a Monguno, Dikwa e Maiduguri, l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) continua a rafforzare la propria riposta nello Stato di Borno, in Nigeria. Dall’inizio dell’epidemia, il Ministero della Salute del Borno ha registrato 2.627 casi di colera, con 48 decessi. Nella sola capitale Maiduguri sono stati registrati 1.425 casi, 600 a Dikwa, e 602 a Monguno.
“Diagnosi e terapie tempestive sono vitali per affrontare le epidemie di colera”, dichiara Anna Cillers, coordinatore medico di MSF. “Quando a Maiduguri iniziavano ad aumentare i casi, abbiamo aggiunto rapidamente dei letti nel nostro centro di trattamento per il colera a Dala, dove oggi abbiamo 100 posti letto.”
Dal 16 agosto, nel centro di Dala sono stati ammessi 491 pazienti e 475 sono stati dimessi. MSF ha poi costruito vicino al campo di Muna Garage, nella periferia di Maiduguri, un altro centro di trattamento per il colera da 50 posti letto, che può crescere fino ad ospitarne 100 in caso di necessità.
Il campo di Muna Garage ospita circa 20mila persone sfollate a causa del conflitto in corso fra le forze armate nigeriane e Boko Haram. Ma l’epidemia ha iniziato a diffondersi in tutti gli altri campi nell’area circostante e dentro la città. Nel campo di Muna Garage, MSF gestisce una postazione per la reidratazione orale dove i pazienti possono assumere una soluzione di zucchero e sale, che li aiuta a superare la disidratazione severa. I pazienti che arrivano in condizioni gravi sono trasportati dalle ambulanze di MSF direttamente nei centri di trattamento per il colera.
Mentre le autorità e gli attori umanitari affrontano l’epidemia a Maiduguri, aumentano i casi registrati a Monguno e Dikwa, due città ad est della capitale. A Monguno abitano circa 200.000 persone, di cui due terzi sono fuggiti da altre aree dello Stato e ora vivono nei campi ufficiali e informali. Dikwa, un’enclave controllata dall’esercito, ospita circa 120.000 persone, 100mila delle quali sono sfollati interni.
“A Monguno, abbiamo adattato la nostra struttura medica per poter isolare i casi sospetti di colera e gestiamo un centro di trattamento da 110 posti letto,” spiega il dottor Félix Kouassi, coordinatore medico per MSF. “Ma temiamo che il numero di letti sarà essere insufficiente se i casi in città continueranno ad aumentare”.
MSF sta lavorando in stretto coordinamento con il Ministero della Salute del Borno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e altre organizzazioni umanitarie per la prevenzione e il trattamento del colera, anche attraverso la formazione dei loro operatori sanitari.
“Le nostre strutture operano gratuitamente 24 ore al giorno. Le persone che manifestano i sintomi del colera – diarrea acquosa acuta o feci liquide più di tre volte al giorno, e disidratazione – dovrebbero iniziare immediatamente la terapia,” dichiara il dottor Félix Kouassi, coordinatore medico di MSF. “Restiamo vigili e, attraverso i nostri operatori presso le comunità, continuiamo a monitorare e contrastare la diffusione dell’epidemia.”
Oltre al Borno, MSF sta rispondendo all’epidemia di colera in Ciad orientale vicino al confine col Sudan, in diverse zone nella Repubblica Democratica del Congo e in Yemen.
Nello Stato di Borno, MSF fornisce assistenza sanitaria di base e secondaria, assistenza nutrizionale e soccorso medico durante le epidemie in 11 diverse località.

* Ufficio Stampa di Medici Senza Frontiere.