Nigeria. No alla cessione asset onshore a Renaissance

di Giuseppe Gagliano

Il governo nigeriano ha respinto la proposta di Shell International Plc di vendere i suoi asset onshore a Renaissance per 1,3 miliardi di dollari. La decisione è stata presa dalla Nigerian Upstream Petroleum Regulatory Commission (NUPRC), che ha sollevato preoccupazioni riguardo alla capacità dell’acquirente di gestire queste attività in conformità con le nuove linee guida imposte dal Petroleum Industry Act. La vendita proposta coinvolgeva la Shell Petroleum Development Company of Nigeria Limited (SPDC) e un consorzio composto da ND Western Limited, Aradel Holdings Plc, Petrolin Group, FIRST Exploration and Petroleum Development Company Limited e Waltersmith Group.
La NUPRC ha comunicato per iscritto a Shell il rifiuto della proposta, citando criteri fondamentali come capacità tecnologica, aspetti finanziari e legali, smantellamento, abbandono, fondo per la bonifica ambientale, relazioni industriali, preoccupazioni sindacali, rimpatrio dei dati e fiducia nella comunità ospitante. Il CEO della NUPRC, Gbenga Komolafe, ha sottolineato la necessità di dimostrare una capacità tecnica verificabile per gestire l’attività in modo efficace.
La transazione, inizialmente valutata a 2,4 miliardi di dollari, è scesa a 1,3 miliardi di dollari tra gennaio e agosto 2024. Gli asset in questione sono al centro di una controversia legale con Global Gas and Refining Limited, che ha cercato di impedire alla NUPRC di approvare la vendita. Shell ha negato che la vendita degli asset onshore fosse avvenuta, affermando che la transazione riguardava solo la vendita di azioni. Inoltre, un gruppo di 40 ONG, tra cui Amnesty International, ha espresso obiezioni all’accordo, chiedendo una valutazione accurata dell’inquinamento ambientale causato dalla SPDC prima che la vendita possa essere autorizzata.