North Stream 2. Il gasdotto russo continua nonostante le sanzioni Usa

di Alberto Galvi

Gli Usa hanno formalmente inserito nella lista nera più di una dozzina di navi russe coinvolte nella costruzione del gasdotto North Stream 2, che è attualmente ancora in fase di completamento nelle acque danesi.
Per sanzionare queste navi gli Usa hanno fatto riferimento a due norme, il CAATSA (Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act) e il PEESA (Protecting Europe’s Energy Security Act). La prima impone nuove sanzioni a Iran, Russia e Corea del Nord, mentre la seconda colpisce ulteriormente le navi e le società già soggette a restrizioni.
Queste entità sono le navi Akademik Chersky, Vladislav Strizhov, Baltiysky Isledovatel, Yuri Topchev, Fortuna, e società di servizi come la Koksokchimtrans, la Mortrans, la Samara Heat and Energy Property Fund e la Maritime Rescue Service.
La mossa ampiamente attesa dal dipartimento del Tesoro degli Usa è arrivata tra le critiche dei repubblicani del Congresso e gli appelli allo stop dei governi dell’Europa orientale.
Tra l’altro in questi giorni criminali informatici che hanno sede in Russia hanno messo fuori uso un importante oleodotto americano, lasciando migliaia di stazioni di servizio nel sud-est del paese con carenza di carburante. Per questa ragione il presidente Joe Biden ha annunciato che il dipartimento di Giustizia ha lanciato una nuova task force per rafforzare la sicurezza informatica del governo federale. Biden è stato criticato per aver cancellato a gennaio il progetto dell’oleodotto Keystone XL dal Canada agli Usa, citando la necessità di combattere il cambiamento climatico e a seguito delle proteste delle popolazioni native Sioux del Nordamerica.
Il gasdotto del Mar Baltico è stato quasi completato e porterà il gas russo direttamente in Germania rendendo Berlino maggiormente influenzabile dalla politica russa, aggirando le rotte terrestri che attraversano l’Ucraina, la Bielorussia e altri paesi che si troveranno ad essere privati di elevate tasse di transito. L’oleodotto è stato sostenuto dal governo della cancelliera Angela Merkel, che ora si trova in una situazione difficile con gli Usa. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha detto di aver parlato con il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas dell’opposizione di Washington all’oleodotto, ma il governo tedesco ha respinto gli appelli Usa per porre fine al progetto. Biden tuttavia non intende inasprire le relazioni con la Germania in un momento di avvicinamento della sua amministrazione agli alleati europei.
Il progetto doveva inizialmente essere completato alla fine del 2019, ma le sanzioni statunitensi hanno costretto le società italiane e svizzere a ritirarsi dal progetto, ritardando la costruzione dell’opera. Il gasdotto è infatti motivo di controversia per l’Unione Europea, tant’è che il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione di interrompere il progetto North Stream 2 con una risoluzione tuttavia non vincolante, e la questione è ora nelle mani del Consiglio europeo che deve decidere se intervenire o meno, in quanto molti paesi hanno una partecipazione con le loro società nel progetto.
Oltre alla società russa Gazprom e ai finanziatori austriaci, le principali società che partecipano al progetto sono: la società britannico-olandese Shell, le società tedesche Uniper e Wintershall e la società francese Engie.
Da sempre la questione energetica mette in difficoltà l’Unione Europea nei suoi rapporti con gli Usa per il suo inevitabile interfacciarsi con la Russia.