Nube radioattiva sul nord Europa: nessuno se ne prende la responsabilità

di C. Alessandro Mauceri

Pochi giorni fa la stazione di Stoccolma della CTBTO, l’Organizzazione a sostegno del trattato di bando complessivo dei test nucleari ha rilevato livelli insolitamente alti di tre radionuclidi (cesio-134, cesio-137 e rutenio-103), associati alla fissione nucleare.
Il dato, confermato dall’IAEA, non ha però destato eccessiva preoccupazione: “I livelli segnalati all’IAEA sono molto bassi e non comportano rischi per la salute umana e l’ambiente”.
A preoccupare invece è stata la difficoltà di comprendere con certezza l’origine di queste radiazioni. Rilevati sul Mar Baltico e in alcuni paesi che vi si affacciano, non è stato possibile definirne la causa. Il Rijksinstituut voor Volksgezondheid en Milieu – RIVM l’Istituto nazionale olandese per la salute pubblica e l’ambiente – ha dichiarato che “Le radiazioni provenivano dalla direzione della Russia occidentale” e che il modello “pare indicare un danno a un elemento del combustibile in una centrale nucleare”. L’autorità finlandese per le radiazioni e la sicurezza nucleare (STUK) ha riportato che “Sono certamente prodotti di fissione nucleare, molto probabilmente da una fonte civile”, ha detto un portavoce del CTBTO di Vienna, riferendosi alla reazione a catena atomica che genera calore in un reattore nucleare. “Siamo in grado di indicare la probabile regione della fonte, ma è al di fuori del mandato del CTBTO identificare l’origine esatta”, ha dichiarato Lassina Zerbo portavoce del CTBTO.
La Russia dal canto suo ha negato qualsiasi coinvolgimento: il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov (poi trasferito in ospedale perché positivo al coronavirus) ha dichiarato che “Abbiamo un sistema di monitoraggio della sicurezza dei livelli di radiazione assolutamente avanzato e non ci sono allarmi di emergenza”.
I timori derivano dal fatto che nel recente passato sono stati numerosi gli “incidenti” avvenuti in Russia. Lo scorso anno ad Archangelsk, nella Russia sub artica, è stato diffuso l’allarme radioattività dopo che i sistemi automatizzati di monitoraggio delle radiazioni avevano registrato in 6 degli 8 quartieri di Severodvinsk livelli di radioattività 16 volte maggiore rispetto ai valori normali. In molti hanno pensato al disastro di Cernobyl dopo che, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Belomorkanal, i residenti del villaggio di Nenoks, località adiacente al sito in cui è avvenuta l’esplosione, le autorità militari hanno invitato la popolazione civile ad abbandonare le proprie case e i cittadini sono stati evacuati con un treno speciale (proprio come avvenne dopo l’incidente di Cernobyl).
E solo poche settimane fa è scoppiato un vasto incendio che preoccupato non poco per i livelli di radioattività (secondo i servizi di emergenza altissimi) legati alla combustione di legname radioattivo. Il capo del servizio di ispezione ecologica, Egor Firsov, ha pubblicato un post su Facebook in cui smentiva alcune dichiarazioni delle autorità locali secondo cui non ci sarebbero pericoli per le persone. Secondo Firsov “le radiazioni sono al di sopra della norma nel luogo dell’incendio”.
La causa delle radiazioni rilevate quindi potrebbero essere proprio gli incendi che stanno devastando i boschi in Russia: in diversi Paesi Baltici sono già state rilevate “nubi” radioattive provenienti dalle centrali elettriche a biomassa della Lettonia, che utilizzavano legname proveniente da Gomel e Moguilev, in Bielorussia, particolarmente contaminato.
Di diverso parere la Commission de Recherche et d’Information Indépendantes sur la Radioactivité (Criirad), una ONG anti-nucleare francese specializzata nel controllo della radioattività: “L’individuazione a Helsinki di elementi radioattivi di breve durata, il cesio 134 (periodo di 2 anni) e in particolare il rutenio 103 (periodo di 39 giorni), consente di escludere che si tratti solo della combustione di biomassa contaminata dal fallout di Chernobyl nel 1986”.
Pia Vesterbacka, che dirige la sorveglianza sulle radiazioni ambientali alla STUK, ha dichiarato che l’allarme non sarebbe giustificato dato che il materiale radioattivo rilevato è troppo modesto per rappresentare un rischio. “La quantità di particelle radioattive è molto piccola e non ha alcun impatto sull’ambiente o sulla salute umana”.
Andrei Zolotkov, direttore dell’ufficio di Murmansk dell’ONG ambientalista/scientifica norvegese-russa Bellona, ha sottolienato che “Sarebbe improbabile che una piccola perdita a livello del mare penetri nell’atmosfera superiore”. Al contrario “Le centrali nucleari, con le loro alte torri di raffreddamento, potrebbero dare radiazioni misurabili dai sensori scandinavi ed europei”. Ma ciò non significa automaticamente che debbano essere presi in considerazione solo gli impianti russi. La Finlandia gestisce 4 centrali nucleari commerciali e la Svezia ne gestisce 7”. Per non parlare della Francia e dei problemi frequenti che continuano a creare le sue centrali spesso obsolete.
Un allarme forse ingiustificato che ha portato alcuni a parlare di “raffica di speculazioni” nei media europei. Intanto, però, l’agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) ha chiesto agli Stati membri di segnalare qualsiasi evento anomalo riconducibile alla presenza di sostanze radioattive.