Nucleare iraniano: l’Ue non segue Trump sulle sanzioni a Zarif

di Nunzio Messere –

E’ un vero e proprio strappo quello che si sta concretizzando fra l’Unione Europea e gli Usa sul tema delle sanzioni all’Iran. La cosa di per sé non rappresenta una novità, poiché che già all’annuncio del ritiro degli Usa dall’accordo sul nucleare iraniano (Jpcoa), sottoscritto nel 2015 da Cina, Russia, Iran, Francia, Usa e Gb + Germania, da Bruxelles si era fatto sapere che la decisione di Donald Trump non avrebbe inficiato quanto era stato sottoscritto.
Di fatto però Washington ha obbligato i paesi alleati, compresa l’Italia, a non acquistare idrocarburi dalla Repubblica Islamica pena l’introduzione di sanzioni specifiche, da cui i nervosismi che si registrano con la “guerra delle petroliere” nel Golfo.
Oggi l’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, ha fatto sapere attraverso un suo portavoce che gli Usa non saranno seguiti nella decisione assunta da Trump di sanzionare il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif, considerato persona equilibrata e di indubbie capacità: ”Ci dispiace – ha riferito il portavoce Carlos Martin Ruiz de Gordejuela – per questa decisione”, “da parte nostra, continueremo a lavorare con Zarif in qualità di più alto diplomatico dell’Iran e per l’importanza di mantenere relazioni diplomatiche” con l’Iran. Per l’Unione Europea l’accordo sul nucleare continua ad essere valido, anche perché l’Aiea, l’Agenzia atomica dell’Onu con sede a Vienna, ha potuto in più occasioni dimostrare la pedissequa osservazione dell’accordo da parte dell’Iran, perlomeno fino a un mese fa, quando è scaduto l’ultimatum imposto da Teheran. Già in giugno il portavoce dell’Agenzia atomica iraniana, Behrouz Kamalvandi, aveva affermato che gli europei “o non vogliono fare qualcosa o non sono capaci di farla”. Intervenendo indiretta televisiva Kamalvandi aveva affermato che “Abbiamo quadruplicato il ritmo di arricchimento e accelerato ancora la produzione, quindi in 10 giorni supereremo il limite consentito di 300 chili”, tuttavia “c’è ancora tempo, se i Paesi europei agiranno”. Il Jpcoa prevede che le riserve iraniane di uranio a basso arricchimento non possano superare i 202,8 chilogrammi.
Più che per scopi bellici, il tipo di uranio arricchito in realtà serve per la centrale atomica iraniana di Busher da 1000 Mw, l’unica del Medio Oriente e ristrutturata nel 2014 dalla russa Rosatom, ma tanto è bastato per alzare l’asticella della tensione in una guerra psicologica fatta di traballanti accuse all’Iran di aver colpito petroliere e droni.
Negli ambienti politici di Washington si è parlato di un pentimento di Trump per la politica sul nucleare iraniano, ma era quanto aveva promesso in campagna elettorale anche per soddisfare le potenti lobby sioniste che hanno fattivamente contribuito alla sua elezione.