Nuova Guinea. Continuano gli scontri tra il KKB e lo Stato indonesiano

di Alberto Galvi

Il conflitto nella Nuova Guinea Occidentale, che si divide nelle province della Papua e della Papua Occidentale, si svolge nella parte ad ovest dell’isola amministrata dall’Indonesia, nota come Irian Jaya, e contrappone lo Stato indonesiano a un movimento indipendentista, l’OPM (Free Papua Movement), sostenuto dalla maggior parte della popolazione indigena. Si pensa che sia costato molte migliaia di vite dagli anni Sessanta, perlopiù civili papuani uccisi dalle forze di sicurezza.
Il conflitto è scaturito con l’annessione da parte dell’Indonesia nel 1969 della regione, azione considerata illegittima dalla maggior parte dei papuani. L’omicidio del presidente del Papua Presidium Council Theys Eluay, che era conosciuto come il leader della comunità della provincia della Papua Occidentale, da parte di soldati indonesiani nel novembre 2001 ha suscitato timori di una violenta repressione dell’OPM. Inoltre si teme che la presenza di Laskar Jihad, l’organizzazione islamica radicale con una storia di violenza comunitaria, possa aggravare le profonde tensioni tra gli indigeni papuani e i tanti coloni indonesiani.
Lo scorso anno gli attacchi dei ribelli KKB (Kelompok kriminal Bersenjata), meglio noti come TPNPB (West Papua National Liberation Army) dell’OPM in diversi distretti della PNG (Papua Nuova Guinea) sono aumentati, incluso presso la miniera di Grasberg nella Nuova Guinea, politicamente divisa tra lo Stato della PNG e le province indonesiane della Papua e della Papua Occidentale.
Le vaste riserve di oro e rame della miniera di Grasberg sono state estratte per decenni da Freeport-McMoRan, danneggiando l’ambiente circostante e fornendo allo stesso tempo un reddito fiscale significativo al governo indonesiano. Per quanto riguarda i papuani indigeni, essi hanno beneficiato poco dello sfruttamento minerario e sono diventati più poveri, più malati e con maggiori probabilità di morire giovani rispetto alle persone che vivono altrove in Indonesia.
Gli scontri sono ripresi recentemente l’8 aprile nella provincia dell’Indonesia Orientale della Papua, dopo che i ribelli del KKB hanno appiccato il fuoco a tre scuole e ucciso un insegnante nel villaggio di Beoga, nel distretto di Puncak, che è una delle reggenze della provincia della Papua in Indonesia. Un altro insegnante è stato ucciso il giorno dopo, ed i ribelli del KKB hanno sparato contro il complesso residenziale degli insegnanti e hanno bruciato la casa di un capo tribù a Beoga.
La polizia, i militari e le forze di intelligence si sono uniti all’operazione Nemangkawi per trovare gli aggressori, che le autorità ritengono appartengano al TPNPB, l’ala militare dell’OPM.
Nei giorni scorsi è morto in un’imboscata dei ribelli del KKB il capo della BIN (Badan Intelijen Negara), l’agenzia di intelligence papuana, il generale Gusti Putu Danny Nugraha. L’imboscata è avvenuta mentre il generale stava pattugliando il vicino villaggio di Beoga, Dambet con altri 13 membri del personale in motocicletta, dopo che i ribelli hanno appiccato il fuoco a una scuola elementare e alle case del villaggio.
Le proteste della Papua Occidentale contro il dominio indonesiano hanno attirato una crescente attenzione e preoccupazione internazionale, in particolare nei paesi vicini della Melanesia. Il MSG (Melanesian Spearhead Group), che comprende PNG, Fiji, Isole Salomone, Vanuatu e Kanaks della Nuova Caledonia, è il raggruppamento regionale appropriato per perseguire la questione, ma fatica a raggiungere soluzioni significative.
Inoltre l’emergere della pandemia Covid-19 sembra destinata a bloccare qualsiasi risoluzione pacifica e a distoglierne l’attenzione anche se è improbabile che le rivendicazioni della Papua Occidentale vengano abbandonate da tutti gli attori in gioco.